L'infinito di Leopardi è uno dei componimenti poetici che hanno esercitato maggiore attrattiva per l'azzardo della resa in un'altra lingua: Sainte-Beuve, René Char, Joseph Tusiani, Rainer Maria Rilke, Anna Achmatova, per menzionarne solo alcuni, si sono cimentati con la traduzione del testo. Era appartenuto a Steno Vazzana, a colui che mi ha indicato il primo percorso di lettura nell'opera di Leopardi, il libro che ora ho tra le mani. Si tratta del secondo volume, pubblicato nel 1988, de L'infinito nel mondo, del Centro Nazionale di Studi Leopardiani in Recanati. Dal volume riporto qui due traduzioni: la prima, in francese, di René Char e Franca Roux, la seconda, in tedesco, di Rainer Maria Rilke. Da ciascuna delle due colgo un dettaglio. Nella traduzione in francese il "s'annega" dell'originale leopardiano diventa invece "s'anéantit"; in quella in tedesco, Rilke opta per tramutare il "dolce" riferito a "naufragare" nell'aggettivo "innig", che rende insieme intimità e profondità.
L'infinito - L'infini
Toujours chère me fut cette colline si seule
et cette haie qui, par tant de longueurs,
dérobe au regard le dernier horizon.
Mais quand je m'assieds pour la regarder,
par ma pensée se créent au- delà d'elle
d'interminables espaces, des silences surhumains,
une paix très profonde, où peu s'en faut
que mon coeur ne s'effraie. Et lorsque
j'entends le vent bruire dans les plantes,
je vais comparant l'infini de ce silence
à cette voix, et me souvien de l'éternel,
des saisons mortes, et de celle présente
et vivante, et de son bruissement. Ainsi
dans cette immensité s'anéantit ma pensée:
et naufrager m'est doux en cette mer.
(traduzione di René Char e Franca Roux, 1966; riportata a p. 36 della pubblicazione)
Immer lieb war mir dieser einsame
Hügel und das Gehölz, das fast ringsum
ausschließt vom fernen Aufruhn der Himmel
den Blick. Sitzend und schauend bild ich unendliche
Räume jenseits mir ein und mehr als
menschliches Schweigen und Ruhe vom Grunde der Ruh,
Und über ein Kleines geht mein Herz ganz ohne
Furcht damit um. Un wenn in dem Buschwerk
auftauscht der Wind, so überkomt es mich, daß ich
dieses Lautsein vergleiche mit jener endlosen Stillheit.
Und mir fällt das Ewige ein
und daneben die alten Jahreszeiten und diese
daseiende Zeit, die lebendige, tönende. Also
sinkt der Gedanke mir weg ins Übermaß. Unter-
gehen in diesem Meer ist inniger Schiffbruch.
(traduzione di Rainer Maria Rilke, del 1912; riportata a p. 54 della pubblicazione)
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