In occasione dello sciopero di oggi, 1° marzo 2010, ripropongo qui un articolo di Mariantonietta Sorrentino (che ringrazio), apparso a pag. 12 del numero di domenica 21 febbraio 2010 del settimanale "Agire" di Salerno.
1 marzo 2010: la “Journée sans immigrés” dalla Francia con amore
Mariantonietta Sorrentino
Il suo logo è una tavolozza di colori. Il motto è stato creato ad effetto. La data è certa. Il bersaglio pure. Parte dalla Francia, ma si è diffuso a macchia d’olio anche in Italia il movimento spontaneo che vedrà, nel 1 marzo prossimo, la sua canonizzazione nella piazze del nostro Bel Paese, quello che celebra la sua “sacrale identità” tra Carnevale e rassegne canore famose, grandi fratelli e “gossip” che di più non si può. Galeotto è stato il “famigerato” (per molti) social network, quel Facebook che permette un’impollinazione di eventi e persone come pochi nel mondo odierno, nell’era di Google, Wikipedia, e delle “mirabilie” tecnologiche che portano in nome di IPod e “dintorni”.
Peste lo colga? Stavolta proprio no, dicono anche i più refrattari all’uso di internet: per sensibilizzare alle tematiche sociali, alle emergenze sul territorio e fuori anche un social network è il benvenuto.
“L'idea - scrive Stefania Ragusa, presidente Primo marzo 2010 - ci è venuta leggendo che Nadia Lamarkbi, giornalista di origine marocchina, partendo da FaceBook, aveva dato vita in Francia alla “Journée sans immigrés”, una mobilitazione volta a evidenziare l'importanza dell'immigrazione per l'economia e gli equilibri sociali francesi. La “Journée” sarebbe stata il 1° marzo 2010”.
Obiettivo sono loro, gli immigrati, in una giornata dedicata al lavoro ed al ruolo degli stranieri nell’ Italia affacciata sul III millennio e affacciata piuttosto malridotta.
Quella del 1 marzo sarà una giornata dedicata a quegli invisibili ammortizzatori sociali, uomini e donne che nel campo delle imprese di pulizia, delle fabbriche, dell’assistenza a malati ed anziani, operano da anni, permettendo alle nostre famiglie di sopravvivere. Non importa la loro provenienza e la loro occupazione: marocchini, ucraine, cubane, alias gli indispensabili ingranaggi per far funzionare un paese nell’era globale della post-industrializzazione dove le scuole si svuotano e gli anziani si avviano ad essere la stragrande maggioranza della popolazione italiana.
Nato per iniziativa di quattro donne tanto slegate dai partiti quanto impegnate nel campo del dialogo interculturale e dell'antirazzismo, l’evento del 1 marzo ha visto insieme Stefania Ragusa, Nelly Diop, Daimarely Quintero e Cristina Sebastiani, ovvero quattro amiche accomunate dalle frequentazioni multietniche e di colori ed estrazioni anagrafiche diverse: due bianche e due nere, due italiane (almeno di nascita) e due straniere.
Sempre Stefania Ragusa scrive: “Ci siamo dette: possiamo e dobbiamo provarci anche noi, e la nostra azione sarà mille volte più efficace e incisiva se avrà un respiro europeo: se sarà cioè congiunta a quella francese. Abbiamo contattato Nadia (molto felice della nostra idea e della convergenza di vedute) e ci siamo messe in moto raccogliendo tantissime adesioni da italiani, immigrati, esponenti delle seconde generazioni, raccolte su internet e nel mondo reale. Neanche per un istante abbiamo pensato di restare confinate alla rete virtuale. Conosciamo troppo bene la realtà dell'immigrazione per non sapere che moltissime tra le persone interessate non hanno accesso a un pc o non lo sanno usare.
L'obiettivo generale che ci siamo date è stato quello di lanciare all'opinione pubblica e a chi ci governa un segnale forte e chiaro: la saldatura tra razzismo popolare e razzismo istituzionale, che per varie deplorevoli ragioni si è prodotta in questi anni, è infame e destinata a saltare!
Non solo perché anche in Italia gli immigrati sono fondamentali per l'economia e per tamponare le patologiche carenze del nostro welfare (basta usare un po' di cervello per accorgersene), ma anche perché si sta cominciando a capire che circolari e provvedimenti legislativi che colpiscono i migranti in quanto categoria e frantumano i loro diritti rappresentano una minaccia non per i soli immigrati ma per la tenuta della democrazia, quindi per tutti”.
Donne dalle idee chiare quanto dalla volontà ferrea che vanno diritte al target del 1 Marzo 2010 con la forza di chi nutre la vita e la sa difendere; di chi non fa caso al colore della pelle, di chi, consapevolmente o inconsapevolmente, si è posto sulla lunghezza d’onda di Francesco di Assisi, con tutta la spontaneità che il cuore conosce e sa regalare.
E se tutti gli stranieri che lavorano in Italia incrociassero le braccia per un giorno? Se si fermassero ?Cosa succederebbe davanti ad uno sciopero simile?
L’astensione dal lavoro è sicuramente uno strumento molto potente, ma non è detto che sia praticabile da tutti. In Italia vivono ed operano tanti irregolari che, tuttavia, danno il loro contributo affinché questo paese non frani sotto il peso delle tante emergenze familiari e sociali. Sono lavoratori senza documenti, il loro è lavoro precario o impegnato nei servizi alla persona: si può chiedere loro di non andare a lavorare ?
E, poi, continua Stefania Ragusa che opera Milano- “ per indire uno sciopero è necessario l'intervento del sindacato. E noi non sappiamo ancora se questo ci sarà o meno. Nel caso non ci fosse, però, non ci strapperemo le vesti: da quello degli acquisti e dei consumi a quello della fame, ci sono molti altri “scioperi” disponibili e praticabili. Ci sono molte altre modalità rilevanti, creative e non violente per manifestare il dissenso e partecipare. I comitati di Primo Marzo 2010 che sono spontaneamente nati in tutta la Penisola (e continuano a nascere) le stanno elaborando e mettendo a disposizione di tutti”.
A Palermo, a Lecce e in tante altre città stanno formandosi i comitati 1 Marzo 2010 per coordinare un’azione a livello nazionale.
Intanto l’obiettivo è stato individuato. La data stabilita. Le forze in campo sono schierate, consapevoli del ruolo che svolgono presso degenti immobilizzati da una patologia invalidante, malati di Alzheimer, anziani soli e infortunati. Nadia Lamarkbi ,Stefania Ragusa, Nelly Diop, Daimarely Quintero, e Cristina Sebastiani hanno lanciato la provocazione. Loro continuano con tanti altri l’opera di sensibilizzazione. Loro sono sensibili. Gli immigrati pure. E noi italiani?
Ultimi commenti