In occasione dell’80° compleanno di Paul Heyse, il 15 marzo 1910, Pio Spezi inviò al letterato tedesco, che proprio quell’anno ricevette il premio Nobel per la letteratura, due dei 121 sonetti inediti di Giuseppe Gioachino Belli ritrovati dallo stesso Spezi, scritti su un unico foglio. Spezi li inviò a Heyse trattenendone una copia di suo pugno che è quindi rimasta, in luogo degli originali, con gli altri centodiciannove.
La lettera che accompagna il dono è del 12 marzo 1910. Ne ripropongo qui un passaggio:
“Nella lieta solennità, tra le onoranze grandiose che ricevete spero non sdegnerete un piccolo dono romano che io e la mia famigliola vi mandiamo. Tra le cose mie più care e che son care anche a voi, ho scelto due sonetti autografi e inediti del grande Belli che voi pure amate e stimate; e ve li mando. Così anche Belli sarà presente alla festa vostra e si unirà, vivo nel suo autografo, con quei poeti contemporanei che dall’Italia vi hanno mandato il loro omaggio”.
I due sonetti – La Bbeata Chiara e San Zirvestro - sono scritti su un unico foglio, una poesia per facciata. Il foglio si presenta ancora oggi in quella che doveva essere la montatura originale allestita da Spezi per l’omaggio a Heyse: incorniciato in una custodia in pelle rigida di color marrone di forma rettangolare, che racchiude due vetri, al fine di permettere la lettura delle poesie da ambedue i lati; la parte superiore è a forma di arcata, nella quale sono impressi dei fregi dorati che racchiudono la scritta: A PAOLO HEYSE NEL FAUSTO SUO 80° GENETLIACO 15 MARZO MCMX
Il passaggio dalla lettera di Spezi e le informazioni sul suo dono a Heyse sono tratte da
Il carteggio Paul Heyse – Pio Spezi
Un’amicizia intellettuale italo-tedesca tra Otto e Novecento
A cura di Italo Michele Battafarano e Claudio Costa
Quaderni della Biblioteca Nazionale centrale di Roma, Roma 2009, 263-264
Ecco i due sonetti:
La Bbeata Chiara
Come se pò ddí ppeste de la fede,
cuann’Iddio da li sette tabbernacoli
sce manna tanti santi che ssò oracoli
da fà ppuro dí ssí cchi nun ce crede?
Presempio, a Mmonte-Farco sce se vede
un miracolo solo in tre miracoli,
un spettacolo solo in tre spettacoli,
ché nun zerve a intiggnà: bbisogna scede.
Dico tre ppalle de carne de core,
c’a una, a ddua, a ttre, cchi vva a ppesalle,
peseno sempre un’oncia ar pesatore,
e cchi le cose sa bbene aggiustalle
disce che nnun pò avé pprova mijjore
la Santa Tirnità che ste tre ppalle.
Roma, 15 gennaio 1833
San Zirvestro
San Zirvestro, finiti scerti chiassi,
volenno viení a Rroma a ccose leste,
disse a una bbella mula co le sceste:
«Curre, per Dio, ch’er vento nun te passi».
A la mula je preseno le creste;
e cco ggnente de ppiú che de tre ppassi,
lassanno le pedate su tre ssassi,
se ne venne sin qui dda Sant’Oreste.
Cristo! Senza speroni e ssenza brijja,
ma ssolo co la frusta de la fede
pe’ ggni passo volà ssedisci mijja!
Inzomma, cazzo, la faccenna aggnede
che, o sta mula era er diavolo o la fijja,
fesce er viaggio in tre ssarti, e spregò un piede.
Roma, 15 gennaio 1833
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