Ho deciso, coadiuvata in questo mio progetto da coincidenze propizie, di dedicare alla lettura di un libro, Orfana di mia figlia di Morena Fanti, i due giorni della Wende annuale, il 31 dicembre e il 1° gennaio. Ora so che l'intuito è stato un buon consigliere. Altri, prima e meglio di me, ne hanno scritto: qui è possibile leggere le loro recensioni. Ho scelto, a mo' di introduzione a questo libro sconvolgente nella sua limpidezza, lucido nel suo dolore, di riportare due messaggi di posta elettronica da me inviati a Morena, ieri 31 dicembre 2009 e oggi 1° gennaio 2010. Ho conosciuto e subito apprezzato Morena grazie a Remo Bassini, abile tessitore di storie, squisito padrone di casa sul suo blog. La stima è diventata presto qualcosa di più.
31 dicembre 2009
oggetto: Il tuo sguardo
Cara Morena,
oggi è arrivato il tuo libro, tanto atteso. L'ho aperto con una mescolanza di sentimenti che si stava srotolando, dopo essersi aggomitolata per un po' di tempo. A dispetto delle incombenze domestiche, ho iniziato subito a leggerlo. Ora sono arrivata alla pagina in cui menzioni Il pesco di Hermann Hesse e il commento di Annalisa, che scrive di "straziante lucidità". Mi sono fermata e ho voluto scriverti, per dirti che amo in te lo sguardo, il suo essere diritto e profondo, per raccontarti che hai avuto il merito di farmi vedere sotto una luce diversa Descartes e il suo Discours de la méthode, per unirmi alla tua voce quando scrivi di Pascal. Altro vorrei dirti, lo farò.
1° gennaio 2010
oggetto: Il tuo ascolto
Cara Morena,
ho terminato la lettura del tuo
Orfana di mia figlia. Ho scelto di concludere l'anno vecchio e iniziare l'anno nuovo con un libro del quale avevo letto pagine e recensioni e al quale mi accostavo non solo con il consueto amore per la lettura, ma anche con timore e tremore. Qualche giorno fa parlavamo dell'importanza dei nomi e del nome Rita che ritornava in due
nostri racconti. Da mamma, altre coincidenze nei nomi mi confermavano che il turbamento era in agguato e avrebbe rischiato di togliermi il coraggio di andare avanti nella lettura. Ora so che la mia scelta di dedicare questi 'due giorni di svolta', la svolta dell'anno, al viaggio nel tuo libro è stata giusta.
Ieri, quando avevo letto solo la terza parte del libro, ti ho raccontato di essere stata colpita dal tuo sguardo, diretto verso il sé e verso gli altri. Che per te lo sguardo interiore, coraggioso e profondo, sia inscindibile dalla considerazione dell'altro nella realtà dell'esistere che condividiamo, mi è stato confermato da ogni pagina del tuo libro, non solo dai passaggi che vi fanno esplicito riferimento.
Lo sguardo si unisce all'ascolto. Ecco che una delle affermazioni, scavate nel tuo dolore teso ad uscire dalla sofferenza sorda, dà voce a uno dei momenti centrali di quello che con estrema precisione definisci il resoconto di un percorso: "ascoltando la necessità altrui si riesce poi a far fronte alle proprie" (p. 150).
Ho voluto seguire questo percorso, talvolta interrotto dalle lacrime, spesso accompagnato da un nodo alla gola. Il sorriso, come un inatteso raggio di sole, non arriva solo nella nota del luglio 2007, ma spesso anche nei tuoi versi limpidi e profondi. Dinanzi a un verso di
Finalmente (p. 121), ho pianto e riso insieme.
Ascoltando
qui Speranza inattesa/Unerwartete Hoffnung, che ho scritto il 30 agosto 2007, capirai perché.
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