Un’occasione speciale, per me, leggere, pungolata dalla presentazione di Rosaria Di Donato, A Marianne Sägebrecht di 'Bagdad Café' per una revisione dei canoni della bellezza dalla raccolta La ragazza di Arthur (1992) di Maria Grazia Lenisa. Una delle mie attrici preferite di sempre, cantata da una voce poetica della quale, raccolta per raccolta, verso per verso, scopro ampiezza di estensione – di toni, di temi, di voli e di approdi – e unicità della resa. La mia riconoscenza va qui a Rosaria Di Donato e a Marzia Alunni, la quale mi ha reso possibile l’accesso a tanta poesia e mi ha autorizzata alla pubblicazione di questo testo.
A Marianne Sägebrecht di “Bagdad Café” per una revisione dei canoni della bellezza.
Così le donne di Renoir, beate sotto docce di luna,
carnali
E tu, impastata, lievitante sotto l’abito
chiaro che t’allarga e sbianca, da tanto corpo tu
che spiri anima nella tua massa tenera, balena
in così roseo zampillo di riso, per te mi dico
la bellezza altra. Non corpo snello quasi stelo,
ma carneo gigante fiore, le mammelle astri (due
lune tra coriandoli di stelle), le cosce larghe
senza spazi d’aria.
L’uomo che venne a dichiararti amore,
ti trovò chiusa nella sottoveste bianca, accollata,
i ginocchi di fiori come teste di bimbe affettuose.
Nella lingua non tua dicesti: fo-r-se.
Maria Grazia Lenisa, da: La ragazza di Arthur (1992)
in: M. G. Lenisa, “Verso Bisanzio” (Antologia dal 1952 al 1996), Bastogi, Foggia 1997, pp. 210-211
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