A Ruvo di Puglia, paese natale di mio padre, ho trascorso un anno della mia vita. Non è stato un anno qualsiasi, a Ruvo ho imparato a parlare. La mia lingua materna, nella quale si rivolgevano a me - sotto il severo controllo di "Anna dagli occhi azzurri", mia nonna paterna - nonni, zie e zii paterni, non era la lingua che essi usavano nel comunicare tra loro e con i loro concittadini. Oggi si direbbe che ho imparato a parlare in una situazione di bilinguismo. Donatella Lovison, che conosce il mio attaccamento alla cittadina delle Murge che considero la culla del mio plurilinguismo ("spazio linguistico della libertà spirituale", lo chiamava Mario Wandruszka) mi ha fatto un dono prezioso: il doppio album de La Banda di Ruvo di Puglia.
Il produttore dell'album, Achim Hebgen, fa riferimento esplicito, nella storia della formazione di questa "banda d'Europa", alle tradizionali processioni della Settimana Santa a Ruvo di Puglia e alla musica dei fratelli Antonio e Alessandro Amenduni, anch'essi di Ruvo di Puglia. Fino a pochi anni fa, nella processione degli Otto Santi, un componente della mia famiglia era tra coloro che dividevano il peso di portare le statue degli otto santi.
Pino Minafra, che nel video all'inizio di questo post presenta la banda, è nato nel 1961 a Ruvo di Puglia. Suona la tromba e dal 1993 è direttore artistico del Festival del Jazz Europeo che si svolge a Noci. Ha studiato al Conservatorio di Bari con Nino Rota. Mi piace pensare di averlo visto in carrozzina a Ruvo quando i miei zii mi portavano a giocare nel parco cittadino.
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