I
Vado dietro a Isabella e non mi pento -
«Torbido Siri, del mio mal superbo» -
Non è cupio dissolvi, né spavento,
volto le spalle a tal marciume acerbo.
II
Volteggia e mi picchietta sulla spalla
- mentre procedo al fiume agile è il passo -
la gazza, contraltare alla farfalla.
Luci raccatta e ingoia senza scasso.
III
Me ne lancia qualcuna, noncurante
degli sguardi affidati alla sterpaglia.
Subito appare, piana e già tremante,
la solita ragione che s'incaglia.
In vista dell'incontro di domani, 9 giugno 2011 alle ore 19, all'Associazione Villaggio Cultura: Basilicata, un laboratorio. Dalla civiltà contadina al villaggio globale. relatore Felice Di Nubila, propongo qui una poesia dal Canzoniere di Isabella Morra.
Torbido Siri, del mio mal superbo,
or ch'io sento da presso il fine amaro,
fa' tu noto il mio duolo al padre caro,
se mai qui 'l torna il suo destino acerbo.
Dilli com'io, morendo, disacerbo
l'aspra fortuna e lo mio fato avaro,
e, con esempio miserando e raro,
nome infelice e le tue onde io serbo.
Tosto ch'ei giunga a la sassosa riva
(a che pensar m'adduci, o fiera stella,
come d'ogni mio ben son cassa e priva!),
inqueta l'onda con crudel procella,
e di': - M'accrebber sì, mentre fu viva,
non gli occhi no, ma i fiumi d'Isabella.
Isabella Morra
Con la guida sapiente di Felice Di Nubila (Boschi lupi luci, Venosa 1989; Francavilla sul Sinni. Le origini feudali, la civiltà contadina,il lavoro, lo sviluppo, Roma 2008) percorreremo sentieri di storia, società e costume nella terra lucana. Alla poesia daranno voce i versi di Isabella Morra, Albino Pierro, Rocco Scotellaro, Leonardo Sinisgalli.
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