
Jam session permanente, la poesia di Francesco Tontoli. Rapidi e costanti cambiamenti di registro e di tonalità, mai camuffati, talvolta dichiarati apertamente, caratterizzano il passaggio da un testo all’altro, cosicché si ha l’impressione di una molteplicità solo apparentemente casuale o frutto dell’estro del momento. Commistione, mutamento, modulazione da maggiore a minore, da minore a maggiore sono invece intenzionali, composte secondo un piano e una conoscenza solida di partiture. Base dell’improvvisazione che lascia il segno non può, del resto, essere altro che la padronanza degli strumenti. Dietro carta e penna ci sono ‘i fondamentali’: argomenti, costellazioni, luoghi, nei quali il poeta si muove agilmente, mettendo al servizio delle partiture che ha in testa tutto ciò che permette il raggiungimento dell’obiettivo, senza riserve o preclusioni: benvenuti dunque anche neologismi e divertissement, che affiancano con destrezza frammenti di canone, citazioni sapienti e originalissime creazioni.
Steno Vazzana, che fu mio professore al liceo, amava dividere gli scrittori tra architettonici e musicali. Francesco Tontoli è poeta allo stesso tempo architettonico e musicale. Ogni componimento ne dà prova: motivi ricorrenti, melodie e controcanti si fanno costruzioni; queste, a loro volta, sanno far vibrare le loro corde, dar fiato agli ottoni e liberare armonie, “sicché ogni albero che vedo/oggi canta” (Bambine).
Continua nel "Giardino dei poeti" di Cristina Bove, qui
Ultimi commenti