La diciassettesima tappa della rubrica propone un testo di Erich Fried, poeta divenuto famoso per le sue Liebesgedichte (“Poesie d’amore”), raccolta del 1979. Il testo presentato qui è invece tratto dalla raccolta Lebensschatten, del 1981. Il titolo della raccolta (“Ombra della vita”) si richiama apertamente all’ultima silloge del poeta Georg Heym, Umbra vitae. Fried aggiunge, tuttavia, un ulteriore senso alle ombre: oltre a quelle gettate dal passato sul presente, si allude qui ad altre ombre che, in nome di altri, dovremmo lanciare. In tal senso la raccolta Lebensschatten si ricollega a quella del 1978, 100 Gedichte ohne Vaterland (tradotta in Italia da Gabriella Napoli Rovagnani e pubblicata da Feltrinelli nel 1979 con il titolo Cento poesie senza patria), nella quale Fried affronta i temi scottanti degli anni di piombo – penso in particolare alle liriche Auf den Tod des Generalbundesanwalts Siegfried Buback e Die Anfrage. L’attività di traduttore di Shakespeare, T.S. Eliot, Dylan Thomas, Edith Siwell, David Rokeah lascia le sue tracce, solide e nella direzione di una pluralità dell’ascolto, anche nella raccolta Lebenschatten.
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