Nell'estate del 1945, a guerra appena finita, Dylan Thomas pubblica su "The New Republic" questa poesia, Rifiuto di piangere la morte, in un incendio, di una bambina a Londra.
I suoi tratti originali sono la ripresa e il rovesciamento di espressioni bibliche, in una catena di immagini nelle quali l'eco e l'intreccio del noto con la reazione netta, radicale, ai riti funebri, moltiplicano il senso, oscurandolo inaspettatamente e in maniera altrettanto inattesa rischiarandolo.
A Refusal to Mourn the Death, by Fire, of a Child in London
Never until the mankind making
Bird beast and flower
Fathering and all humbling darkness
Tells with silence the last light breaking
And the still hour
Is come of the sea tumbling in harness
And I must enter again the round
Zion of the water bead
And the synagogue of the ear of corn
Shall I let pray the shadow of a sound
Or sow my salt seed
In the least valley of sackcloth to mourn
The majesty and burning of the child's death.
I shall not murder
The mankind of her going with a grave truth
Nor blaspheme down the stations of the breath
With any further
Elegy of innocence and youth.
Deep with the first dead lies London's daughter,
Robed in the long friends,
The grains beyond age, the dark veins of her mother,
Secret by the unmourning water
Of the riding Thames.
After the first death, there is no other.
Dylan Thomas
Rifiuto di piangere la morte, in un incendio, di una bambina a Londra
Mai finché il genere umano che fa
Uccello bestia e fiore
Che genera figli e tutta l’oscurità umiliante
Dirà col silenzio l’ultima luce che irrompe
E finché l’ora immobile
È giunta dal mare in tumulto imbrigliato
E mi tocca ancora entrare nella rotonda
Sion della spuma dell’acqua
E nella sinagoga della pannocchia di granturco
Devo permettere che si preghi l’ombra di un suono
O che si semini il mio granello di sale
Nella più piccola delle valli in tela di sacco per piangere
La maestà e l’ardere della morte della bambina?
Non ucciderò
L’umanità della sua dipartita con una verità mortalmente seria
Né bestemmierò per le stazioni del respiro
Con l’ennesima
Elegia di innocenza e gioventù.
Profonda giace con i primi morti la figlia di Londra,
avvolta negli amici di lunga data,
con i chicchi di grano oltre tempo, le vene scure di sua madre,
mistero dell’acqua non in lutto
del Tamigi scalpitante.
Dopo la prima morte non ce n’è un’altra.
(traduzione di Anna Maria Curci)
Con un grazie a Giovanni Ricciardi per avermi segnalato questa poesia e a Carroll Mortera per la lettura critica della traduzione.
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