Elio e le Storie Tese, dal tour "Bellimbusti 2010", foto di Stefano Caporilli
Non so se convincerà Don Quijote junior, che comincia a interrogarsi sull'attualità di un classico nel quale, volens nolens, è stato cresciuto. Certamente la disamina che Dino Baldi, filologo classico, fa della musica di Elio e le Storie Tese, convince me. EelST, ovvero l'arte della sprezzatura: per questo motivo Dino Baldi colloca la band milanese accanto a miei antichi e sempre rinnovati amori: Mozart, Frank Zappa, Area, ravvisandone gli antipodi nella tendenza all'affettazione, "nella musica pretenziosa suonata con sussiego".
Dissimulare la complessità, neutralizzare la pedanteria, far circolare, come suggeriva Frank Zappa, musica colta tra le masse. Il prezzo da pagare è quello di giocare a rischio di rompersi il collo sull'understatement, di inserire una buona dose di parolacce in molti testi? A chi ricorda di essere stata convocata, insieme a Don Quijote senior, da una allarmatissima insegnante di scuola dell'infanzia che si informava sulle canzoni ascoltate da un Don Quijote junior al primo anno d'asilo - il testo incriminato era un passaggio di Essere donna oggi di EelST - non sfugge tuttavia che la scelta di suonare la batteria della Compagna dell'Internazionale-Ancella del Ritmo sia nata proprio dalla frequentazione sin dalla più tenera età con la musica di Christian Meyer, dal 1988 batterista del gruppo.
Non sembra un caso, allora, che la giovane in questione, oltre a suonare coscienziosamente sulla scorta del modello suddetto, legga con passione Queneau, il cui OuLiPo, Ouvroir de Littérature Potentielle, è richiamato proprio da Dino Baldi e da questi accostato a un Opificio di Musica Potenziale del quale auspica la fondazione, con Elio come presidente.
A chi si fosse incuriosito lascio qui il riferimento all'articolo di Dino Baldi su "Saturno", inserto culturale del Fatto quotidiano.
Quanto a me, stasera coltiverò i classici, ben consapevole dell'attualità della loro lezione. Dove? Qui, ça va sans dire.
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