I lettori di questo blog hanno avuto modo di conoscere, qualche tempo fa, Christian Morgenstern e, in particolare il suo Canto dei gabbiani nella mia traduzione. Trovo irresistibile la sua capacità di mettere in rima il sarcasmo, con un'attenzione formale che sembra contraddire, ma in realtà consolida e conferma, il suo slancio dissacrante. Proprio così, prodigiosamente e con esiti raramente eguagliati, il sarcasmo si fa 'leggero leggero', prende il volo e traversa epoche, giungendo a noi con la forza e l'impatto inaspettato di un allegro e sonoro manrovescio. Sì, anche in questo vedo vicini Christian Morgenstern e Thomas Bernhard, che amava parlare di scrittura come "Selbstwatschen", "autoschiaffeggiarsi", ovvero, come mi è capitato di scrivere una volta, "Soliman rovescio".
Palmström, la poesia che propongo oggi nell'originale in tedesco e, di seguito, nella mia traduzione, è anche il titolo di un volumetto di poesie che risale al 1910 e il nome del personaggio di fantasia attorno al quale ruotano diverse poesie del ciclo.
Christian Morgenstern
Palmström
Palmström steht an einem Teiche
und entfaltet groß ein rotes Taschentuch:
Auf dem Tuch ist eine Eiche
dargestellt, sowie ein Mensch mit einem Buch.
Palmström wagt nicht, sich hineinzuschneuzen, -
Er gehört zu jenen Käuzen,
die oft unvermittelt-nackt
Ehrfurcht vor dem Schönen packt.
Zärtlich faltet er zusammen,
was er eben erst entbreitet.
Und kein Fühlender wird ihn verdammen,
weil er ungeschneuzt entschreitet.
Palmström
Palmström sta presso uno stagno
spiega un fazzoletto rosso:
Sulla stoffa c’è una quercia
ed un uomo con un libro
Palmström soffiarcisi il naso non osa, -
Di quegli allocchi è della schiera
che sovente, ratta e fiera,
del bello assal reverenzial paura.
Delicato lui ripiega
Quel che vien dal dispiegare,
E nessun maledirà
Se insoffiato ripartirà.
(traduzione di Anna Maria Curci)
Qui è possibile accedere ad alcuni testi di Morgenstern tradotti in italiano (1955) da Anselmo Turazza,
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