Anna Toscano, Doso la polvere
Nota di lettura di Anna Maria Curci
Ci sono libri che sanno stabilire taciti accordi con chi legge. Sanno lasciare segnali discreti e chiari perché il percorso tra le loro pagine si snodi in momenti precisi. Coincidenze? Casualità? Individuazioni di una logica solo a posteriori? So soltanto che oggi, poco dopo le quattro, c’era un libro che mi aspettava da qualche giorno, in cima alla solita pila disordinata e quasi quotidianamente rovistata, con la copertina rivolta al mio sguardo: Doso la polvere, di Anna Toscano.
Ho compiuto un gesto non usuale, per scoprire, con un attacco a ritroso, ora e luogo del tacito accordo. Ho voltato il libro per leggere la quarta di copertina. Lì mi aspettavano i dodici versi che concludono la raccolta,
Le quattro della notte
Le quattro della notte
E poi le cinque del mattino
Il sei di settembre
Che sarebbe anche fine estate.
Rovisto
nelle tasche della memoria
E doso la polvere.
È che non voglio più
Vedere troppo, vedere tutto.
Voglio lasciar fuori,
anche quando
mi chiudo fuori.
Ore, tempi, stagioni, gesti. Erano lì, ad attendere e a sfidare al viaggio, con uno spostamento delle parti del giorno e una dilatazione della notte rispetto alle percezioni familiari– o sono solo consuetudini terminologiche? Solitamente dico e penso: “le quattro del mattino”. Eccolo, il tacito accordo: segui, ora, il mio passo-pensiero.
Sono i passi-pensieri a stabilire il ritmo della raccolta di poesie di Anna Toscano, che già nel titolo dichiara, con la pacata asserzione della prima persona singolare all’indicativo presente, la ricerca di misura. Il perfetto endecasillabo che apre il componimento “Macino passi macino pensieri” è ulteriore conferma della ricerca della misura e, allo stesso tempo, mentre dà cadenza al respiro-passo di chi legge, dirige l’obiettivo sui luoghi dell’universo di chi scrive.
I luoghi hanno nomi noti e legami non taciuti con la memoria: Parigi (“quel bar di rue de Rivoli”; “la storia dei miei passi/ ti porta a Montparnasse in rue de la Gaité”), Berlino (“in quel teatro off/dove l’Emma di oggi faceva capolino”), la “gelida puszta ungherese”, Siviglia (“Siviglia è fili a stendere/incenso santo/ cancelli a chiudere”), Bologna (“ci sono città fatte di/ raccordi ferroviari”), Torino, Milano, ma, soprattutto, Venezia.
Nelle poesie che hanno Venezia nel passo ho ritrovato, nitida e veritiera nella totale assenza di fronzoli, la “quasi dichiarazione” d’amore di Venezia barometro, il testo che Anna Toscano ha scritto per l’antologia Venezia, strana città. I passi, qui, si misurano costantemente con l’acqua:
Camminando nell’acqua
- Cover di Acqua Alta
Ho contato i passi,
passi lunghi cauti orizzontali
per arrivare a te;
ho contato i passi,
passi lenti orizzontali cauti
raccontando a increduli
come l’acqua venga da sotto
e non solo da sopra
come ci sia anche col sole
non solo con la pioggia;
ho contato i passi,
passi cauti lenti lunghi
credendo la vita fatta di questi
passi lunghi orizzontali cauti lenti;
li ho contati:
un’eternità per arrivare a te,
poi ho smesso di piangere
e l’acqua è scesa
(p. 16)
Nella prefazione, nella quale fa riferimento alla conferenza di Gottfried Benn, Problemi della lirica, (allora, nel 1950, Benn dichiarò che l’uso dei colori nella poesia era un cliché buono per una visita dall’oculista), Anna Maria Carpi usa per Anna Toscano un aggettivo che mi ha colpito per la sua ritmata precisione: “disadorna”. Disadorna è la bellezza che sa fare a meno di accessori per sé, ma sa creare parure pregiate con gioielli di fattura artigianale, architetture e arredi urbani (“Ciondoli e pendagli/ i colonnati le cupole, i rosoni/ perle infilate/ le finestre i lampioni i balconi.”, p. 13) , disadorna e piena è la bellezza di questi versi: “perché i dettagli sono empatici,/aprono mondi” (p. 19), “la sola distanza/che mi ha lasciata sola/ è una distanza sola/senza tempo né spazio, solo altrove” (p. 28), “Fantastico, mi dico,/ come non mi preservo, come mi scialacquo” (p. 38).
Nel seguire i passi, mi fermo su un cuscino, ostacolo e confine in Siviglia è un filo, postazione comoda per poter dirigere lo sguardo fuori, verso il giardino, in Seduta su un cuscino, sosto In biblioteca alle Zattere e colgo l’invito: “io mi guardo attorno”, imparo a cercare e a creare il respiro con La punteggiatura.
Anna Maria Curci, 29 dicembre 2012
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Anna Toscano, Doso la polvere. Poesie, Prefazione di Anna Maria Carpi, La Vita Felice, Milano 2012
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