Haiku del risveglio (continua, 6)
LVI
Per strane risme
si sospende la stanza,
spalma il rancore.
LVII
Inesorabile
(non manto, non tappeto)
pioggia picchietta.
LVIII
Nel parapiglia
tra indugio ed osservanza
esito incerto.
LIX
E più non sai
se le cerchi o le scrolli
le ricorrenze.
LX
“Tauchen” è un verbo
che si addice a letture:
io palombaro.
LXI
S’alza dai ranghi
e olezza il chuchotage
di fumo fritto.
LXII
Queste giornate
consigliano il silenzio.
Stridono ciance.
LXIII
Gratta la pioggia,
tenace, la pazienza.
Escoriazioni.
LXIV
Mi chiedi, figlio,
della guerra in Crimea.
Ancora un’altra.
LXV
I gonfaloni
s’affrettano anche oggi
a sventolare.
LXVI
Avvolge e attenua
bozzolo del risveglio
l’ansia perenne.
LXVII
Vedi, all’annuncio
di magnifiche sorti
sorrido e aspetto.
LXVIII
Ali di latta:
ti illudi di librarti,
zampetti solo.
LXIX
La mattutina
richiesta della sfinge:
lavoro ai fianchi.
LXX
A volte, un filtro
colorato ravviva
vecchio dolore.
LXXI
Buttano getti
quei rami che credevi
secchi da tempo.
LXXII
Al cambio freddo
risponde uno sbadiglio.
Sarà legale.
LXXIII
La terza sotto,
destino del contralto,
base obbediente.
LXXIV
Carta carbone
riciclo o ciclostile
copia nostrana.
LXXV
Grida ti accerchiano
nella mattina fredda.
Non puoi ignorarle.
Anna Maria Curci, 28 gennaio – 19 aprile 2014