Giuseppe Samperi, Il miliardesimo maratoneta
Nota di lettura di Anna Maria Curci
Ben conscio, sin dal titolo, dell’essere numero in un insieme quantitativamente schiacciante, tra «scribacchini e scribanti» dell’«isola d’inchiostro», Il miliardesimo maratoneta di Giuseppe Samperi si impone all’attenzione, tuttavia, per la sicurezza con la quale, non tralasciando alcun ostacolo, corre in gimcana in mezzo ai lampi tragicomici dei granchi presi – lucciole e lanterne, oscillanti tra l’ossimoro di benevoli malintesi e battute d’arresto-sollievo, svolta, boa e ormeggio – e al setaccio («scolino») di un abile e talvolta sornione understatement. Il maratoneta sa, e lo dichiara, che l’esistenza è «ladrocinio nelle suole».
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