Dietrich Bonhoeffer, Von guten Mächten (Da buone forze); trascrizione del testo ad opera di Maria von Wedemeyer
Ci sono giorni di tumulto, scortati dall'insonnia fino al loro confine, al loro rovesciarsi in altri giorni. Che cosa affiancherà questi ultimi? Dubbio, sgomento, la consueta paura, la tentazione di lasciar perdere («Gib's auf!» di Kafka tintinna familiare)? Ci sono segnali, ci sono figure, ci sono storie, poi. Giungono inattesi e, allo stesso tempo, da lungo preparati, gli uni e le altre. «Da buone forze»? Ci sono albe che si colorano della storia di Giona, qui, di seguito, nei versi di Dietrich Bonhoeffer. Sono giunti fino a noi con un biglietto, datato 5 ottobre 1944. Si tratta di una breve lettera che Bonhoeffer scrisse alla fidanzata, Maria von Wedemeyer; è la sua penultima lettera, che accompagna la sua penultima poesia, qui nell'originale in tedesco e nella mia traduzione. (a.m.c.)
Jona
Sie schrieen vor dem Tod, und ihre Leiber krallten
sich an den nassen, sturmgepeitschten Tauen,
und irre Blicke schauten voller Grauen
das Meer im Aufruhr jäh entfesselter Gewalten.
„Ihr ewigen, ihr guten, ihr erzürnten Götter,
helft oder gebt ein Zeichen, das uns künde
den, der euch kränkte mit geheimer Sünde,
den Mörder oder Eidvergess’nen oder Spötter,
der uns zum Unheil seine Missetat verbirgt
um seines Stolzes ärmlichen Gewinnes!“
So flehten sie. Und Jona sprach. „Ich bin es!
Ich sündigte vor Gott. Mein Leben ist verwirkt.
Tut mich von euch! Mein ist die Schuld. Gott zürnt mir sehr.
Der Fromme soll nicht mit dem Sünder enden!“
Sie zitterten. Doch dann mit starken Händen
verstießen sie den Schuldigen. Da stand das Meer.
Giona
Dinanzi alla morte urlavano, e i loro corpi abbrancavano
le cime intrise d'acqua, frustate dalla tempesta,
e sguardi folli scrutavano colmi d'orrore
il mare nel tumulto di forze scatenate all'improvviso.
„O voi eterni, voi buoni, voi adirati dei,
dateci aiuto oppure un segno che a noi sveli
colui che vi offese con segreta colpa,
l'assassino o spergiuro o sbeffeggiatore,
che celando il suo misfatto è causa della nostra disgrazia
per il misero profitto del suo orgoglio!“
Così imploravano. E Giona parlò. “Sono io!
Dinanzi a Dio ho peccato. La mia vita è perduta.
Liberatevi di me! Mia è la colpa. Grande è l'ira di Dio nei miei confronti.
Il pio non deve perire insieme al peccatore!“
Tremavano. Ma poi con mani forti
buttarono giù il colpevole. Allora stette quieto il mare.
Dietrich Bonhoeffer
(traduzione di Anna Maria Curci)