Gesang der Frauen an den Dichter
Sieh, wie sich alles auftut: so sind wir;
denn wir sind nichts als solche Seligkeit.
Was Blut und Dunkel war in einem Tier,
das wuchs in uns zur Seele an und schreit
als Seele weiter. Und es schreit nach dir.
Du freilich nimmst es nur in dein Gesicht
als sei es Landschaft: sanft und ohne Gier.
Und darum meinen wir, du bist es nicht,
nach dem es schreit. Und doch, bist du nicht der,
an den wir uns ganz ohne Rest verlören?
Und werden wir in irgend einem mehr?
Mit uns geht das Unendliche vorbei.
Du aber sei, du Mund, daß wir es hören,
du aber, du Uns-Sagender: du sei.
Canto delle donne al poeta
Vedi come tutto si schiude: così noi siamo;
ché niente altro siamo che tale beatitudine.
Quel che di buio e sangue c’era in una bestia,
questo in noi crebbe a farsi anima e come anima
Continua a urlare. E in cerca di te urla.
Tu certo nel tuo volto l’accogli soltanto
come fosse paesaggio: mite e senza brama.
E perciò pensiamo, che non sia in cerca di te
che si urli. Eppure, non sei tu forse colui
per il quale senza requie alcuna noi ci perderemmo?
E in uno, uno qualunque, potremmo diventar di più?
Con noi passa l’infinito e va.
Tu invece, bocca, sii, cosicché noi sentiamo,
tu invece, tu Che-di-noi-dici: sii tu.
Rainer Maria Rilke
(traduzione di Anna Maria Curci)
Rilke scrive questo sonetto nel marzo 1907. È a Capri, ospite di amici che traducono per lui i sonetti di Elizabeth Barrett Browning. Il testo viene pubblicato nel volume Neue Gedichte ed è apparso in italiano, nella traduzione di Giacomo Cacciapaglia, nel volume di Einaudi del 2000. Su LPELS, qui, è possibile leggere la traduzione di Cacciapaglia.