Assetto
Lo montano e lo smontano.
Finanziario economico
arranca e non demorde
(arraffa ed è concorde).
Ribassato, sportivo,
di vetture da fiera
la parata lo afferra:
ed è assetto di guerra.
Bunker
Già classico dell’orrore
- Argento dell’altra notte -
terrore artefatto insuffla.
Ed è sotterranea maniera.
Clandestino
Sta dalla parte dei respinti
e non l’ha scelto. Il tedesco
lo chiama nero, se lavora,
a bordo passeggero cieco.
Il francese lo bolla senza
carte, per l’inglese è immigrante
illegale. Soliti ignari,
qui, rispolverano il latino.
Eppure, “di nascosto” era “clam”:
cosa c’è di segreto in chi,
nell’angolo, prega che lingua
non taccia o copra il suo destino?
Declassamento
Manovra
narcotizza
spiazza affari.
Come a Fish
nell’Arturo
Ui di Brecht
- Marinus
nella storia –
sul paese
drogato
pende pena
capitale.
Elette evasioni
Non è imperialregia
la nostra Cacania,
ma in forza di eletti
si riempie di schizzi.
Gli eletti (hanno letto
romanzi di Musil?)
s’adontan sovente
d’altrui deiezioni,
dimentichi, oppure
l’oblio fingendo,
che elette evasioni
han fatto l’orrendo.
Flessibilità
Ammirami: sono bella e scattante,
disse la corda tesa all’infinito.
Sinuosa quanto basta, son capace
di ogni acrobazia del tempo pieno.
Ho attraversato sale e corridoi,
indugio in open space, che vanno tanto.
Inarcava la schiena, la vezzosa,
sfoderava tronconi propulsori.
Ammutolii di botto, quando scese
lo sguardo su ganasce di cemento.
Geborgenheit
Procediamo a tentoni,
braccia avanti e occhi chiusi,
e nel budello stagna
già rancida l’attesa.
“Intimità, sorelle!”
“Sicurezza, fratelli!”
Restano mozziconi
di ali inconcludenti.
Così ci avviluppiamo
su noi stessi e scalciamo
via l’altro, ché protetto
resta solo il rifiuto.
Halde
Permanente abusiva, discarica
camuffa astuta il suo lussureggiare.
E s’ergono miasmi in questa landa.
Con la scarmigliatura d’ordinanza
una folle affastella resistenze.
Sulla lordura vuole volteggiare.
Idiomaticamente
Non avere più alibi è risorsa.
Al fast food di sentenze c’è anche questa
pietanza da servire con rigaglie,
spezie varie d’avanzo e faccia tosta.
Fioccano locuzioni da conquista,
negli acquartieramenti si fa incetta
di lingua requisita e mal riposta,
“amara terra mia” va in soffitta.
Di detti e contraddetti la brodaglia
fiumi azzurrognoli espande in tutta fretta,
sul segno-senso pende già una taglia.
Sciapi o sapidi trionfano zupponi –
non dichiarata presa di possesso –
a cubetti ora vendono gli idiomi.
Lumpen – prefisso
Volano stracci intorno.
I veri hanno colori
da tuta mimetica,
inodore è il tanfo.
Nella notte ti culli
e ti spaventi a vuoto
per Lumpen variopinti
(rinnegati parenti).
Il cencio del risveglio
non porta la ragione.
pre-fissi la coscienza
con novelitas lumpen.
Macelleria
L’ho visto, da bambina, funzionante.
Era a Roma, era al monte dei cocci.
Mio padre, col suo camice e coi timbri,
lo conosceva con l’antico nome.
Fu la sua sede poi in periferia,
innocuo il nome: solo centro carni.
Con Brecht, Santa Giovanna dei Macelli,
pensavo al mattatoio di Testaccio.
Sociale, sale ancora a narici
marchiate squarto di macelleria.
In cella frigorifera hanno messo
quel ricordo di garretti recisi.
NASDAQ
Alla fiera degli acronimi
orridi d’epoca e croste
d’occasione sciorinavano.
Ne svendevano uno, vago
di sfavillii di cifre a lampi
iniettati di liquidità.
Neomelodici
Polite, poliert, ben agghindate
fluiscono le note su commesse
a presa rapida, dicono, e compresse
da gole avvezze volano nella rete.
E lì dove fioriscono i limoni
(ma lo conosci davvero, quel paese?)
Mignon è partita e poi tornata
più cieca dell’arpista, che si arrese.
Onna
Di donna è il volto sfondato. Spalanca
seriale il paradosso di cartone
malamente inchiodato a Misurata.
Lei, l’oltraggiata, dispiega lontano
a fil di voce il sembiante. Puntella
pertinace l’assenza d’elezione.
E la sibilla libica rinnova
torcicollo aggraziato: di massacro
in massacro volge lo sguardo a Onna.
Precariot
Figuranti al minuto, fanno brillar
la miccia del cestino avvelenato.
Farli Kanonenfutter post-fordista
è mira della nuova produzione.
Quête/Quest
Mi frugo in tasca e cerco il peso
da bilancia d'u f'losof'
Peppino, sottratto a bottega
di butirri e scamorze, ora
logoro e scuro, ma fidato.
Questua vana, avverte il realista.
Marche rubizze t'ingolfano
da tempo, e la testa è in riserva.
Rigore
Mascherato da gelo di stagione,
intabarrato avvinghia chi è sguarnito
di rostri d’ordinanza e sottobanco.
Arretra, invece, il suo sosia antico,
decidua si è fatta la chioma irsuta
di affievolita voce nel deserto.
Sono crollati i muri di vergogna?
Di altre cortine di ferro il contagio
si è sparso, il ghigno mescola le carte.
Rhinocérité romaine
(Farsa Eterna in 3 quartine)
I. Sospensione
Bürgermeister di cruenta memoria
diramano dispacci. Disambigua
chi sa che la maieutica s’è fatta
badante, presidia il fiocco di neve.
II. Smantellamento
Bürgermeister di cruenta memoria
dispensano interviste, blaterano
di set a cielo aperto, pur sventrando
il lavoro e la storia sotto abete.
III. Sgombero
Bürgermeister di cruenta memoria
diramano dispacci, sgomberano.
Protesta chi sa che altro è ricchezza:
diversità, non laida spartizione.
Tagli
Superstiti due grani
nel mortaio.
Esausto, si abbandona
il pestello.
Non placa rintronare
lo strazio
la manovra scienziata
che sminuzza.
Undici settembre
Acquerello di Klee, tu guardi ancora.
Su ricorrenze amplificate taci.
Dipani la matassa dell'oblio.
Arrotolato e stretto, unico sei
rimasto folle antidoto alla fuga,
azzardo e rischio sul confine ispano.
A quale dei Santiago ti rivolgi?
Sguardo sollevi e immemori soccorri
al manifesto undici settembre.
Vuoto di valori
Lo sento dire e lo ripeto, così,
schiacciato beneficio d’inventori:
serpeggia, incede, non incontra inciampi
un diserbante vuoto di valori.
Ma c ‘è mai stato un pieno? Il quesito
solletica le froge stupefatte
di cavalli a motore a scoppio tardo.
È aria fritta che sniffano, con blatte.
C’è la fila alla pompa di benzina,
scarseggia il carburante d’ideali
e il vagheggiar d’aedi impavesati
prende quota, è in rialzo, frulla ali.
Zip
Compres(s)a l’estensione,
scorre placido il fiume
di dati sbrodolati.
Compattato, il soverchio
assume le sembianze
di tassello essenziale.
Anna Maria Curci
(Inediti 2011-2012)
Una parte delle Nuove nomenclature è apparsa su "La dimora del tempo sospeso" di Francesco Marotta, qui.
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