Ottavio Olita, Il faro degli inganni
Nota di lettura di Anna Maria Curci
Nel cammino a ritroso - di raccolta delle impressioni di viaggio dopo la lettura - tra le pagine del terzo romanzo di Ottavio Olita, Il faro degli inganni, trovo il punto di partenza proprio nella dedica: “A mia sorella Domenichina/che mi ha insegnato ad apprezzare/l’arte del giallo”. Oltre i legami affettivi, comprensibilmente tenaci, leggo qui una dichiarazione di intenti e un aiuto esplicito alla classificazione del testo.
Il faro degli inganni affianca, fondendole in una scrittura limpida e dal respiro ampio, le due caratteristiche principali della prosa di Ottavio Olita: la precisione nel raccogliere e nel mettere a disposizione di chi legge i dati dell’inchiesta, tratto fondamentale del suo primo romanzo La borsa del colonnello e testimonianza vivida dell’attività pluriennale di giornalista dell’autore, e la profonda conoscenza dell’animo umano, alimentata da una inesauribile curiosità tra empatia e ragione, dispiegata dall’autobiografico secondo romanzo, Il futuro sospeso.
Il faro di Capo Comino, descritto con dovizia di particolari e illuminato dalle prospettive più disparate, dall’amore-cura quotidiana del manutentore Michele Medda allo sfruttamento selvaggio dei suoi sotterranei, incurante di qualsiasi considerazione paesaggistica, privo di ogni forma di rispetto, da parte dei soliti abili esecutori della “banalità del male”, diventa il centro di una vicenda che può essere a buona ragione definita un classico giallo.
Come avviene spesso per i gialli ‘classici’ di Agatha Christie, la vicenda dolorosa diventa un vero e proprio percorso di formazione per uno o più personaggi coinvolti nella vicenda. Qui il percorso di formazione è attraversato non già da una persona giovane, ma da una donna di 58 anni, Rosaria Salaris, che l’incipit del romanzo ci presenta come vedova di Michele Corda.
Rosaria Salaris attraversa a viso aperto – come si può affermare per tutti i personaggi ‘positivi’ di questo romanzo che anche in questa netta distinzione tra caos e cosmos porta il segno del classico poliziesco – ogni fase del passaggio, stretto, difficile, accidentato, in continuo pericolo di vita e costellato da ripetuti colpi di scena, da una vedovanza di sette anni, segnati da processi contro i presunti assassini del marito, tutti risolti con l’assoluzione degli imputati, alla scoperta di una verità insospettata e sconvolgente.
Nella ricerca della verità è affiancata da tre ‘moschettieri’ (che poi diventeranno quattro con l’ingresso di Carlo Frigerio nella vicenda): Giuliano Deffenu, il suo avvocato, che conduce l’indagine scatenata da lettere anonime insieme a due amici fidati, l'ufficiale dei carabinieri Gino Murgia e il giornalista in pensione Nicola Auletta.
Il faro degli inganni è anche un itinerario nell’abisso della brama di avere, nella cupidigia più ottusa, dall’isteria avida, che rasenta la caricatura, di Natalia Corda all’ambiguità dei fratelli di lei, per culminare nel paradosso di un tributo alla devozione coniugale che diventa, in una frase centrale del romanzo, mera “tutela del patrimonio”. Sarà lo ‘schiaffo’, l’enormità mascherata da attestazione, riconoscimento tranquillizzante, di questa frase a dare la svolta al percorso di formazione di Rosaria Salaris e, in una catena ricostruita con rigore e verosimiglianza, alle indagine stesse.
Due annotazioni mi stanno particolarmente a cuore: l’amore per la Sardegna, scelta dall’autore come patria di adozione, e altra protagonista del romanzo, nei suoi luoghi descritti con sguardo attento ed esperto, e la cura nel dipingere le figure femminili: oltre a Rosaria Salaris, è Francesca a colpire chi legge, non solo per la drammaticità del suo destino.
®Anna Maria Curci, 4 novembre 2012
Ottavio Olita, Il faro degli inganni, Edes, Sassari 2012
Descrizione - Rosaria Salaris è vedova. Suo marito, Michele Corda, un piccolo imprenditore edile, è stato assassinato. Il cadavere viene trovato sepolto sotto i detriti in una discarica abusiva nella zona industriale di Cagliari. Tutti i processi contro i presunti assassini si risolvono con le assoluzioni degli imputati. Questo è l'antefatto di una storia piena di misteri e inganni che si sviluppa tra Cagliari, un faro trasformato in lussuoso albergo a Capo Comino - sulla costa nord-orientale sarda - e Olbia, Barcellona, Madrid. Nella lotta tra bramosia di denaro, voglia di giustizia e impegno per scoprire la verità, rimane stritolato l'anello più debole della catena.
Ottavio Olita lavora in RAI, come giornalista, dal 1988. Laureatosi in Lingue e Letterature Straniere, ha insegnato nell’Istituto di Francese della Facoltà di Magistero di Cagliari dal 1974 al 1980. Poi è passato al giornalismo: Agenzia ANSA dal 1980 al 1984; la Nuova Sardegna fino al 1988. In RAI si è occupato di sport (“90’ minuto” e “Stadio Sprint”), di ambiente, di esteri, di cultura, di cronaca (i sequestri di persona Schild, Aberg, Kassam, Vinci, Melis), dei problemi del lavoro. Tra le sue pubblicazioni: Sardegna in fiamme, prospettiva il deserto?, 1991 Stef; Vite devastate. Il caso Manuella, 1995 Edes; San Sperate, all'origine del muralismo (con foto di Nanni Pest, 2007 AM&d.
Il faro degli inganni è il suo terzo romanzo, dopo La borsa del colonnello, 2008 Cuec, Il futuro sospeso, 2009 Cuec.