LA DOMENICA PENSAVO A DIO
Traduzioni di
Gio Batta Bucciol
Anna Maria Curci
Milo De Angelis
Paola Del Zoppo
Federico Italiano
Theresia Prammer
Silvia Ulrich
prima della demolizione
prima della demolizione arriva l’arresto
di tutto, la piazza pulita, il
parlato si allontana &
ammutolisce, un piccolo
secco sentore umano
affiora, staccato dalla casa
batte il bastone sulle frasche.
carta di baro truccata dal riso
è il suo abbeveratoio, leggermente
infiammabili sono le circo–
stanze oculari – il
tremito delle mani
al di sopra del terreno, il loro rintoccare
nell’aria: un andare andare
nel maldestro
(Trad. di Anna Maria Curci)
vor dem abriß
vor dem abriß kommt die rast
von allem, die bereinigung. das
gesprochene entfernt sich &
verstummt. ein kleiner
trocken mensch geruch
taucht auf, gelöst vom haus
schlägt er den stock ins laub.
vom lachen gezinkt
ist seine tränke, leicht
entzündlich sind die augen–
umstände – das
anzucken der hände
über dem boden, ihr läuten
in der luft; ein gehen gehen
ins ungelenke
(208 – 209)
stai attento
da bambini volevamo sempre
marciare in altri
paesi, ma
ai confini del bosco eravamo vecchi
& dovevamo tornare indietro.
una pupilla la madre, una
pupilla il padre;
& se di sera dovevamo essere per tempo
a casa, con le loro
capriole ci indicavano la strada
(Trad. di Milo De Angelis e Theresia Prammer)
hüte dich
als kinder wollten wir immer
in andere länder
marschieren, aber
am waldrand waren wir alt
& mußten zurück.
ein augapfel die mutter, ein
augapfel der vater;
& mußten wir abends zur zeit
nach haus, so
rollten uns beide voraus
(230-231)
all’est dei länder
il vento si alzava
al confine sui cani che salivano
gli scheletri ramificati
fischiava un’assordante sciocca
canzone di montagna. venne la neve
& strappò la tenda
di ferro dai loro occhi quello
sguardo spento nell’hinterland
era il nostro accontentarci. sì
saremmo se avessimo potuto
andare via sempre
rimasti da noi
(Trad. di Paola Del Zoppo)
im osten der länder
wind kam auf die grenzland
hunde stiegen an
ihren zart verästelten gerippen
pfiff ein betörend töricht
wanderlied. schnee kam auf
& riss der eisen
vorhang ihrer augen jener
stumpfe blick ins hinterland
zeigte dass wir uns beschieden. ja
wir wären wenn wir hätten
gehen können immer fort
bei uns geblieben
(72-73)
prima dell’era volgare
buca delle lettere notturna, colpo d’ombra
della portiera nell’ingresso di casa
battibecco, dal–
l’acqua sollevato & ammutolito
nelle cerchie annuali. All’improvviso
vecchi gli appunti
tra respiri &
ciò che segue, alle spalle, a tavola, ciò
che di notte le vertebre
sfalda nella tua flessione – come
intende la scia lasciata dalla lumaca tutto tempo
tu respiri piano, battendo attraverso
le branchie di questa oscurità
(Trad. di Silvia Ulrich)
vor der zeitrechnung
nachtbriefkasten, schattenschlag
der fahrertür im hauseingang;
wortwechsel, aus
dem wasser gehoben & verstummt
in jahresringen. plötzlich
alt die notizen
zwischen atemzügen &
was nachkommt, im rücken, am tisch, was
nachts die wirbel aus–
einanderzieht in deiner beuge – wie
die verlassne spur es meint der schnecke alles zeit
atmest du langsam, schlagend durch
die kiemen dieser dunkelheit
(116-117)
alla ferrovia
passo a passo, per rallentare
negli occhi: questa
era la tua via di casa. vedevo
lanterne affondare, disseminate
consuete come tombe, brevi
treni, la sera alla ferrovia quando
lente le solette di questo marciapiede
si rizzano & la luce
nei vagoni è
come luce da bei soggiorni, buona gente che
in posizione seduta passa; io
percepii pelle: i colori
di lampade da tavolo, più belle, nel vagone–ristorante &
un bicchiere tra due tali divenne
lento, in alto
agitato a sangue. fermo & appesovi,
fino a che il tempo mi dislocò, rimasi
(Trad. di Federico Italiano)
an der bahn
schritt für schritt, um nachzulassen
in den augen: das
war dein nach–hause–weg. ich sah
laternen untergehn, verstreut
vertraut wie gräber, kurze
züge, abends an der bahn wenn
platten dieses gehsteigs locker
hochstehn & das licht
in den waggonen ist
wie licht aus guten stuben, guten menschen die
in sitzhaltung vorüberfahrn; ich
spürte haut: die farben
schöner tischlampen im speisewagen &
ein glas zwischen zwei beiden wurde
langsam, hoch
aufs blut geschwenkt. ich stand & war
bis mich die zeit verschob: daran gehängt
(136-137)
Lutz Seiler, La domenica pensavo a Dio. A cura di Paola Del Zoppo. Del Vecchio editore, 2012
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« Di Lutz Seiler si racconta molto spesso innanzitutto la biografia: nato a Gera, in Turingia, in un Paese cancellato dalla cartina geografica, ha vissuto l’infanzia e la giovinezza nella profonda DDR, è stato falegname e muratore e “a un certo punto” ha cominciato a scrivere.
Si è affermato come poeta, poi ha sviluppato alcune immagini del suo passato anche in una raccolta di racconti (Die Zeitwaage) per poi tornare di nuovo alla lirica con la raccolta im felderlatein. Vive a Wilhelmshorst, nei pressi di Berlino, dove cura la casa/ museo del poeta Peter Huchel. È importante, la biografia di Lutz Seiler, perché nei due decenni trascorsi, si era affacciato sulla scena poetica tedesca in particolare come cronista del passato più recente che, con mirabile sintesi espressiva, rielabora in tutte le sue raccolte poetiche e in prosa finora pubblicate». (da: Paola Del Zoppo, Odore di poesia, in: La domenica pensavo a Dio, p. 261)