Con grande gioia apprendo che il premio Georg Büchner, il più prestigioso riconoscimento letterario in Germania, è stato assegnato a Felicitas Hoppe.
Un'amica, che l'ha ospitata negli anni del soggiorno a Villa Massimo, mi ha fatto conoscere Felicitas. La stessa amica mi ha comunicato, oggi, la splendida notizia.
Del 20 marzo 2008, quando Felicitas ha incontrato, nell'aula magna di una scuola romana, un centinaio di studenti e per due ore ha parlato con loro in tedesco, ha risposto alle loro domande, li ha incantati con la lettura di un racconto dalla sua raccolta Picknick der Friseure (Picnic dei parrucchieri), ho serbato, oltre a un ricordo vivido e gioioso, la dedica sulla copia di Johanna, che Felicitas ha scritto in italiano: "Grazie per l'incontro bellissimo". Grazie per l'incontro bellissimo, Felicitas, grazie per aver dato ai miei studenti - e alla loro insegnante! - l'occasione di addentrarsi in un laboratorio permanente di scrittura. All'inizio del 2010 scrivevo:
«Ho chiesto a Felicitas Hoppe, scrittrice di Hameln (sì, la città del pifferaio magico) il permesso di pubblicare qui la mia traduzione del Prologo del suo romanzo Johanna. Pur nel bel mezzo dei preparativi per uno dei suoi soggiorni statunitensi - gli atenei e gli editori d'oltre oceano sanno apprezzarla come merita, qui non è stata ancora mai tradotta - Felicitas mi ha risposto con un sì pieno di entusiasmo».
Nel frattempo, Felicitas ha letto e scritto tanto, mi ha fatto dono di una copia del suo racconto Der beste Platz der Welt (Il posto migliore al mondo), ha terminato il suo romanzo Hoppe.
Ripropongo qui, con i miei più calorosi auguri a Felicitas Hoppe, la mia traduzione del Prologo a Johanna.
Prologo
Giovanna nacque nella notte dell’Epifania, la notte che ricorda l’arrivo dei tre Re Magi. Gli animali iniziarono a parlare, i frati tennero alta la stella, solo i re non riuscivano a mettersi d’accordo.
Diciannove anni dopo, quando il vescovo si apprestava finalmente a pronunciare il verdetto di condanna a morte e il boia si avvicinava con il suo carro, le forze abbandonarono Giovanna. Interruppe il vescovo e disse che avrebbe fatto tutto ciò che le veniva imposto di fare. Gli inglesi andarono su tutte le furie, scagliando pietre urlavano che il vescovo Cauchon era un traditore. Giovanna, che non sapeva né leggere né scrivere, firmò con una croce la formula di abiura. Rideva nel far ciò, e gli inglesi urlarono con maggior forza.
Il ventisette maggio il vescovo ricevette la notizia che Giovanna aveva avuto una ricaduta, era tornata a indossare abiti maschili e aveva ritrattato tutto ciò che aveva sottoscritto. Il trenta maggio, verso le nove, ottanta o ottocento soldati inglesi scortarono il suo carro fino al Mercato Vecchio di Rouen. Tuttavia, un certo Loiseleur riuscì a salire sul carro e, tra le lacrime, a implorare Giovanna di perdonarlo per l’ingiustizia arrecatale. A fatica riuscì a sfuggire agli inglesi.
Giovanna restò in piedi per un’ora sulla piazza del mercato, mentre Nicolas Midi teneva una predica e il vescovo rendeva noto per la seconda volta il verdetto di condanna a morte. Per l’ultima volta, Giovanna difese i suoi re, che peraltro erano assenti.
Prima che fosse condotta al rogo, le fu messo in testa un berretto di carta, sul quale erano scritte tre parole, per tutti coloro che sanno leggere. In testa al corteo c’era frate Ladvenu, che, ben visibile anche agli assenti, tenne alta la croce, finché Giovanna non lo pregò di scendere dalla scala, perché la croce rischiava di prender fuoco. Lei stessa aveva in mano una piccola croce di legno che un soldato inglese aveva confezionato alla meglio per lei.
Bruciò viva, poiché il rogo era stato allestito a un’altezza tale che il boia non riuscì a darle il colpo di grazia, malgrado provasse pena per lei, perché temeva per la propria anima. Nella piazza, alcuni piangevano, tra questi c’erano anche degli inglesi.
I resti di Giovanna, le ceneri e il cuore, che talvolta resiste alla morte sul rogo, furono gettati nella Senna da Jean Massieu, usciere del tribunale.
(da: Felicitas Hoppe, Johanna, Fischer Verlag 2006: 9-10; traduzione di Anna Maria Curci)
Ultimi commenti