Meth Sambiase, Coniugazione singolare
Appunti di lettura di Anna Maria Curci
Singolare, consapevolmente, dolorosamente e non di rado fieramente singolare è la poesia di Meth Sambiase nella silloge Coniugazione singolare.
È singolare perché è originale, è singolare perché è solitaria, dice e coniuga, in una sfida al paradosso che l’ossimoro del titolo dichiara in apertura, la condizione di diversità che si paga con emarginazione, isolamento, messa al bando o quarantena perenne.
Il corpo manifesta il marchio dell’esclusione, ne racconta segni e solchi, è pervaso da umori che portano impresso, per dirla con le parole di Gérard de Nerval, “le Soleil noir de la Mélancholie”.
Leggo così tutta la raccolta come lucido controcanto al sonetto El desdichado di Nerval, dal quale è tratto il verso appena menzionato e del quale ricordo qui la prima quartina: “Je suis le Ténébreux, – le Veuf, – l’Inconsolé,/ Le Prince d’Aquitaine à la Tour abolie :/ Ma seule Étoile est morte, – et mon luth constellé/ Porte le Soleil noir de la Mélancolie”.
“Infedele”, “perturbata”, “liscia come vetro infetto”, “burattinaia impregnata” nei fili altrui, “rabdomante”, “malacjorta”, così si definisce o viene definita colei che scrive, la ‘desdichada’ che porta “il blasone del nulla sulla schiena”, in un autoritratto che è allo stesso tempo una delle liriche centrali della raccolta:
Infedele
Maltempo
mi entra come la gramigna
un solo seme corrode ogni raccolto
e tu mi dici che son malacjorta.
Ma a certe cose ho l’abitudine
di lapsus e bottiglie di birra
bestemmie di lingue addormentate,
ho il blasone del nulla sulla schiena.
Ecco
tutti mi additano,
mi hai esposto e lasciato in strada,
son io la perduta e tu il povero amante.
Mi gravano intorno le altre donne
– lo sapevo già non ho sorelle –
si fan lontane mentre galleggiano nelle urla,
come un tapis roulant di vergogna.
Runica,
come le pietre che mi lanciano
sono liquida e smagrita in un fascio d’ombra
per tutta la vita ho cercato di esser gregge
ma il collo non si piegava all’erba.
Invece mi buttavo nei fossi
aprivo il ventre se il profumo mi arrossiva
e avrei voluto cantare
e alzare i piedi e aprire le braccia
sotto le ali clavicole si storcono
son infedele anche a me stessa.
(p. 18)
Ricorre il verbo perturbare in tutta la sua coniugazione, a significare lo straniamento continuo, condizione, tuttavia, vissuta con eloquente "cognizione del dolore":
Tre misure
Mi chiamano Perturbata
ed ecco,
continuo a mettere
i miei piedi in tre misure di scarpe.
Non voglio slegarli dalla terra,
dal campo di ghetto
con cui son diventati fratelli
quando ho mosso i primi passi
che ora invecchiano
in questa pelle morte di plastica cinese
ed ora vivo io come bestia.
Canto spesso
per ingannare gli acuti
che mi gridano in testa,
mi assalgono agli angoli delle stanze
quando la luce
diventa un canale d’ombra
e mi risento presa per mille braccia
– povera cagnamiseria –
Anatroccola senza lacci,
mi han vista
a misurare ore di foglie e stracci asciutti,
scavare delle fosse nella carne viva,
svuotare nel giro di una mano
i ventri di uomini e pezzenti.
Per i capelli, mi prendono spesso
affondandomi,
battezzandomi con sacri spintoni e solenni sputi,
mentre la misericordia della gente
passa in processione seduta storta.
(p. 40)
Ma c’è spazio, a dispetto di tutto, per l’affetto e la sollecitudine oltre il tempo. La ‘Desdichada’ trova la sua coniugazione anche nel verbo dedicare. Dedicata è il titolo della lirica che conclude la raccolta, è la poesia di una figlia non più reietta, non più diseredata:
Figlia nata di meraviglia
t’insegnerei a ballare
se questo bastone potesse essere un giullare
ed io un corpo un’altra volta in vita;
sarebbe allora grande questa casa
e piena d’oggetti e di profumi di forno
ma sono ridotto, ho il suolo che non mi presta più attenzione,
ti chiedo ogni scusa e ti auguro un orto senza rame
dove potremo ancora andare
per sentire il cielo e la tua melodiosa voce.
(p. 59)
Meth Sambiase, Coniugazione singolare, Albatros, Roma 2012
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METH SAMBIASE
Meth non è il suo nome di battesimo ma quello scelto.
Studi artistici (Michele Sovente come docente di Letteratura Contemporanea) e la passione della scrittura. Negli anni la mappatura delle tessere dello scrivere passa dalla redazione di radio locali fino ai settimanali femminili nazionali, con una vecchia tessera di giornalista pubblicista nel cassetto. Ha vinto nel 2011 il “Woman in Art”, sezione poesia, presidente della giuria Milo De Angelis.
A marzo 2012 sarà pronto il libro con la raccolta vincitrice, e la prefazione della giuria del WIA.
Libri di poesie pubblicati: Tempo inaspettato e Una Clessidra di grazia, edizioni Rupe Mutevole.
Una Clessidra di Grazia ha ottenuto il terzo posto del premio “Leandro Polverini” del 2011.
A dicembre 2011, la plaquette Leporis (in)canti matrigni, edizioni Limina Mentis.
È stata segnalata nel 2011 al XIII Premio “San Vitale” di Bologna e al II Premio “Franco Fortini”.
Varie partecipazioni in antologie, l’ultima è “Fragmenta”, della casa editrice Smasher, per il progetto di Ulteriora Mirari. Tra le ultime partecipazioni, “Le strade della Poesia III edizione”
(Guardia Lombardi) e “Poesia a strappo” (Crema). Cura la pagina poetica ElegiaStella sul sito RainStars.net. Tra le cose del passato, presenze in alcune antologie. In forma stampata, quelle di Poesiaèrivoluzione, Aletti Editrice, Edizioni Rei e Samperi editore, quelle nel web, l’antologia erotica di Vir-Us. Il suo blog di poesie e pensieri vaghi è su Io bloggo e WordPress.