Il 16 febbraio di 105 anni fa, nel 1907, moriva a Bologna Giosuè Carducci. Ripropongo qui l'inizio del contributo scritto in occasione del centenario della morte dello scrittore. Il contributo prende in esame l'attività di Carducci come traduttore di poesia tedesca: Klopstock, Goethe, von Platen, Heine.
L’attività di Carducci come traduttore di esempi significativi della produzione lirica in lingua tedesca merita un’attenzione particolare per la qualità pregevole degli esiti e soprattutto per la finalità dell’impresa che il poeta avvia; quella di mediare per i lettori italiani contenuti e forme non del tutto familiari. Non è un caso che una sezione intitolata alle “Versioni”, che contempla, fra l’altro, le due poesie dalle quali partiranno le mie riflessioni, vale a dire Tombe precoci e Notte d’estate, entrambe del pre-romantico Klopstock, appaia nella raccolta Odi barbare. Si tratta di rime e ritmi inusuali, ma le versioni che Carducci, mediatore linguistico e, di conseguenza, culturale, consegna a noi lettori contemporanei sono ben degne dimenzione.
Klopstock era per i giovani tedeschi del XVIII secolo quello che oggi si definirebbe un ‘poeta di culto’, un nome da sussurrare con complicità da iniziati, esattamente come fanno Werther e Lotte nel romanzo epistolare di Goethe I dolori del giovane Werther, vero primo libro che apre con vigore e irruenza l’era della lettura moderna. Klopstock è un grande innovatore della produzione poetica in lingua tedesca e libera i versi, pura espressione dell’io lirico, da qualsiasi vincolo di metro e rima. Ecco originale tedesco e traduzione italiana di Tombe precoci:
Die frühen Gräber
Willkommen, o silberner Mond,
Schöner, stiller Gefährt der Nacht!
Du entfliehst? Eile nicht, bleib, Gedankenfreund!
Sehet, er bleibt, das Gewölk wallte nur hin.
Des Maies Erwachen ist nur
Schöner noch, wie die Sommernacht,
Wenn ihm Tau, hell wie Licht, aus der Locke träuft,
Und zu dem Hügel herauf rötlich er kommt,
Ihr Edleren, ach es bewächst
Eure Male schon ernstes Moos!
O wie war glücklich ich, als ich noch mit euch
Sahe sich röten den Tag, schimmern die Nacht.
Tombe precoci
Ben vieni, o bell’astro d’argento,
compagno tacente a la notte.
Tu fuggi? oh rimanti, splendore pensoso!
Vedete? ei rimane: la nuvola va.
Piú bel d’una notte d’estate
è solo il mattino di maggio:
a lui la rugiada gocciando da i ricci
riluce, e vermiglio pe ’l colle va su.
O cari, già il musco severo
a voi sopra i tumuli crebbe:
deh come felice vedeva io con voi
le notti d’argento, vermigli i bei dí!
Le scelte traduttive di Carducci, che qui sembrano ispirarsi in più di una soluzione alla nobile tradizione francese delle Belles infidèles sono spesso improntate al criterio di accettabilità, ovviamente a discapito del criterio di adeguatezza filologica, per poter essere accolte, come si dice in termini tecnici, dalla “metacultura”, ovvero dai lettori di lingua italiana.
A tale proposito, vale la pena di soffermarsi in particolare su tre scelte traduttive adottate dal poeta. La prima riguarda la traduzione di “silberner Mond”, letteralmente “luna d’argento”, che Carducci rende con “bell’astro d’argento”: la soluzione adottata risolve il problema della differenza di genere tra Mond, maschile in tedesco, e ‘luna’, femminile in italiano; essa conserva, altresì, la dolcezza e la complicità dell'immagine, quasi un legame sentimentale del nostro satellite come del “compagno tacente a la notte” (il romantico Eichendorff riprenderà ed esalterà poi il tema nella celeberrima Mondnacht, Notte di luna, spingendosi fino all’immagine delle nozze tra cielo e terra). La seconda concerne la resa del verbo “schimmern”, squisitamente romantico e squisitamente tedesco, che Carducci trasforma nell’attributo “d’argento”. Se è vero che la traduzione in italiano del verbo tedesco schimmern presenta sempre un problema, per lo spettro di significati molto più ampio dei nostri “brillare, rilucere, risplendere, luccicare”, qui Carducci opta per un richiamo insieme cromatico e intratestuale: l’espressione “d’argento” in chiusura riprende quella in apertura e rende circolare la struttura del componimento. Ma è nella terza soluzione, tra quelle qui messe in evidenza e che è addirittura ripetuta in due punti, che Carducci muta radicalmente la valenza cromatica dell’originale: si tratta dell’aggettivo “rötlich”, letteralmente “rossiccio, rosso-bruno”, che Carducci rende invece con il suo amato “vermiglio” – si pensi a Pianto antico – intervenendo dunque pesantemente sul testo.
(da: Anna Maria Curci, Carducci traduttore di poesia tedesca, in "Journal of Italian Translation", Volume III, Number I, 10- 27)
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