Birgit Vanderbeke, La straordinaria carriera della signora Choi
Nota di lettura di Anna Maria Curci
La straordinaria carriera della signora Choi di Birgit Vanderbeke è una Kriminalgeschichte che sa unire i tratti classici del genere testuale alla capacità di aprire nuovi sentieri di scrittura, partendo da tradizioni culturali diverse, non di rado molto distanti tra loro. Capita così, nel leggere le vicende della tranquilla, garbata e discreta signora Choi, coreana di Gwangju, di cogliere nella chiara e originale scrittura di Vanderbeke riferimenti alla provincia meridionale francese già narrati in maniera indimenticabile, pur se non priva di tratti melodrammatici, da Marcel Pagnol (penso ai due volumi de L’eau des collines), insieme a divertiti sberleffi, a mo’ di tranquillizzante attualizzazione, all’era del pensiero globale.
Sì, perché a M**, nel Sud-Ovest della Francia, dove i miti di lupi mannari e dame bianche sembrano essere dimenticati, arriva un composto ciclone, la signora Choi, che – chi legge lo scoprirà più avanti – “pensa globalmente e agisce localmente”. La sapienza della signora Choi si manifesta principalmente, ma non solo, come sapienza culinaria. Ha un dono, e sa metterlo a frutto: quello di saper leggere nel libro della natura, sia che si tratti di botanica, sia che si tratti di guazzabugli umani. “Forse la madre può fare qualcosa” dice il figlio Piet, che si rivolge anche alla genitrice sempre e rigorosamente in terza persona. E i rimedi della signora Choi intervengono prodigiosamente su biografie altrimenti destinate a una tanto triste quanto scontata deriva. Lungo le tappe della particolarissima carriera della signora Choi, il lettore arriva così a conoscere vicende e personaggi di varia, strabiliante e normale umanità, e, attraverso questi, a condividere le passioni più disparate. Ne citiamo solo alcune in ordine alfabetico: agricoltura, allevamento, architettura, arte culinaria, botanica, entomologia, scienze forensi , telematica, in un fervore di attività che non nasconde, tuttavia, il sorriso distaccato di Vanderbeke, abile e divertita tessitrice di una “lingua piena di grazia” (“Berliner Zeitung”) che predilige il tempo presente.
Buon viaggio a M**, bizzarro eppure stranamente familiare crocevia di una “commedia criminale” da leggere.
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Birgit Vanderbeke è nata nel 1956 a Dahme, località del Brandeburgo allora nella Repubblica Democratica Tedesca. Dopo il trasferimento della sua famiglia all’Ovest, nel 1961, è cresciuta a Francoforte sul Meno. Nel 1961 Nel 1990 ha ricevuto il Premio Ingeborg Bachmann per la sua opera prima, La cena delle cozze, (Feltrinelli 1993). Nel 1997 le è stato conferito il Kranichsteiner Literaturpreis per la sua produzione letteraria e nel 2002 il Premio Hans Fallada. In Italia sono apparsi per Marsilio, Alberta riceve un amante (1999) e Vedo una cosa che tu non vedi (2001), per Le Vespe, Abbastanza bene (2000). Nel 2009 Sweet Sixteen ha vinto il Premio Insula Romana, come migliore opera straniera.
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Birgit Vanderbeke, La straordinaria carriera della signora Choi. Traduzione di Paola Del Zoppo, Del Vecchio editore, 2011 (titolo originale: Die sonderbare Karriere der Frau Choi, Fischer Verlag GmbH, Frankfurt am Main 2007)