Sosta
E potrei perdermi, se vuoi,
nel verdeoro di un autunno affamato.
Già la sanguigna disegna i bordi
saturi di attesa.
Strizza, l’occhio sorpreso.
Sfonda la calza
l’alluce impaziente.
Nel tascapane ho il filo del rammendo.
Mi rammento di te,
voce vecchia e suadente,
e non ti seguo.
Scende la brina dell’inadeguatezza.
Incurante, se la ride la guazza.
Anna Maria Curci
28 ottobre 2011