Punto, parola, inventio
Appunti di vagabondaggio con Dialoghi con nessuno di Natàlia Castaldi
di Anna Maria Curci
è i’infinita aporia tra percezione e reale
da sussurrare piano prima che ci si accorga
che l’imitazione è un'altra storia da inventare]
Natàlia Castaldi, Dialoghi con nessuno, p. 19
La «ricerca di un nesso» al tempo della sottrazione infinita si fa a sua volta, nei Dialoghi con nessuno di Natàlia Castalidi, caparbia e stupita sottrazione all’oblio di una autentica inventio. La tensione, dichiarata, sofferta, professata, si riappropria di uno slancio dimenticato o, più semplicemente, dato per disperso. Natàlia Castaldi, tuttavia, avverte subito il lettore, il quale, si legge tra le righe, altro non può essere se non hypocrite, semblable, frère: dare a questo slancio, con procedimento sbrigativo, uguale e inverso a quello della dichiarazione di scomparsa, il ruolo di «portatore di luce e verità […] è quanto di più comunemente errato ci possa essere». [credo impoetico è, in tal senso, bussola nel viaggio e particolarissima professione di fede: «Il poeta è un autore alla stregua di un romanziere, un ”fingitore”, per dirla alla Pessoa» (p. 38).
Ora, sgombrato il campo dai fumi retorici, le scritture - questo è il sottotitolo della raccolta - possono rompere gli indugi e denunciare i propri imbrigliamenti «Me ne sto qui, imbrigliata al sibilo delle parole/come un pavimento vischioso/che s’inceppa nelle suppliche dei topi» ([Quale senso d’insana acquiescenza, p. 31), «la stoltezza di scrivere prolissità» ([La noia di scrivere, p. 33), «il desiderio sinistro» (p. 14).
Ciò che non viene mai meno nei dialoghi con nessuno, scritture-registrazioni di dialoghi ininterrotti con altre scritture, è la spinta ad afferrare un punto, nella consapevolezza che «non c’è seme di conoscenza che non gemini nel dolore» (p. 22). Illuminante al riguardo è questo passaggio da [fuoco amico – a Francesco Marotta: «sono uno zero che ha bisogno di un punto/ o solo una virgola da appendere al cielo/un ciglio un appiglio/un uscio semichiuso/
o s e m i a p e r t o».
Capita, così, che la bellezza sopraggiunga a turbare l’assenza, che la parola si manifesti come prodigiosa unione di tutte le parole nella scrittura: «Ho reso loro la perfezione, il sogno/l’assoluto in uno sguardo d’insieme. /Le ho amate tutte. Tutte/per scriverne una.» ([Il collezionista], p. 39), che, infine, una nenia blu invii le sue note. Allora, nella veglia della coscienza che afferma «Non ci resta che scrivere l’imitazione del vero che temiamo d’essere, esorcizzandone la possibilità» ([Leggendo Stella d’Occidente – ad Andrea Pomella, p. 40), si leva un canto:
Una nenia blu cantava una sera
e un prato di stelle ne ascoltava il pianto:
chi abita il mare riconosce la sua stella,
lo ha imparato negl'anni
sulle barche senza vento.
([17102008 – a Valentina e Giulio Migliaccio], p. 120)
Natàlia Castaldi, Dialoghi con nessuno. Scritture, Barcellona Pozzo di Gotto, Edizioni Smasher 2011