Leggo questa frase nell'intervista di Marco Bellini a Nadia Agustoni, pubblicata qui qualche giorno fa (e che consiglio vivamente di leggere). Ritrovo, nitide e autentiche, come sempre distanti da fronzoli e sbavature, le parole di Nadia Agustoni, sia quelle che ho avuto modo di ascoltare dalla sua voce, sia quelle frequentate sulla carta. Riprendo in mano il volume icara o dell'aria e ne propongo qui un passaggio a me caro, dalla sezione IN MEZZO:
VIII
questo ti ha decisa?
sminuzzavi il gheriglio di luce
su croci, legni,
greppie, sassi
o forre di polvere
in strade lunghissime,
il primo sillabare dell’Asia,
montagna e nera terra
terra che è sempre
e che smagra, appesta, smuove
e ricresce l’autunno inviperito
e l’alzarsi degli stormi
che ti trovò assente
diseguali le ore della sera
e quell’aria di grandezza nel petto
ricordi dimentichi ricordi
uccelli come pazzi calabroni
smodatamente in volo,
vincesti la gravità?
(Nadia Agustoni, da icara o dell’aria, Gazebo 2000, 27)
Altre letture della poesia di Nadia Agustoni:
senza male da Il taccuino nero
Omonimia del transito. Il libro degli haiku bianchi di Nadia Agustoni su Poetarum Silva
Antingranaggio