Goethehaus am Frauenplan, Weimar
Mentre riordinavo gli appunti dopo l'incontro del 17 marzo qui, mi sono imbattuta, nella giungla dei file importati dal vecchio pc, in uno dal nome "Avvenire dei ricordi". Ho pensato che si trattasse della trascrizione in formato word della novella di Svevo, letta, anche se solo nella parte conclusiva, lungo il "Corto viaggio sentimentale" condotto su questo filo: "Non è facile la vita dei mercanti di gerundi. Svevo e Joyce a Trieste, nei racconti e nei ricordi. Nell'aprirlo, ho avuto la sorpresa di ritrovare un mio scritto dell'estate del 2009, composto al ritorno dalla Internationale Tagung der Deutschlehrerinnen und Deutschlehrer a Jena. Il mio personale "Avvenire dei ricordi" ha tappe diverse da Trieste-Verona-Würzburg-Segnitz e passa per Roma, Weimar e per la Selva Nera. Donatella, la Geschichtenbeschwörerin, è Donatella Lovison, alla quale appartengono due delle quattro mani di questo racconto. Ecco allora il mio "Avvenire dei ricordi":
L'avvenire dei ricordi
Spudoratamente
saccheggio
Svevo.
Geschichtenbeschwörerin,
gongolando,
grazie!
Ci sono ricordi che conservo e coltivo con particolare cura. Il criterio di selezione è casuale, dettato da leggi rigorosamente non razionali. Weimar, quest’anno, mi ha svelato, oltre agli attesi e pur sempre graditi tesori, ovvero i luoghi di Goethe e Schiller, una emozionante storia dello spostamento del Bauhaus da Weimar a Dessau in trentatré quadri a fumetti dipinti su tre lati di un edificio. Un altro tesoro mi attendeva, destinato a chiarirmi, se non con l’aiuto del raziocinio, con il lampo dell’intuizione, il motivo della mia istintiva selezione dei ricordi. Il mio viaggio, diversamente da quello del personaggio autobiografico di Roberto nella novella di Svevo, era destinato a seguire un percorso che andava dalla Selva Nera alla Selva Turingia, con il pensiero rivolto contemporaneamente alla mia città natale e a luoghi a me sconosciuti dall’altro capo dell’oceano. Procedo per ordine. Al termine della doverosa visita della casa di Goethe am Frauenplan, ricevo un invito a cena. La gentile signora che mi rivolge l’invito mi spiega che sto per incontrare una sua amica dei mitici tempi dei seminari organizzati dal Goethe-Institut nel Montana e il marito di lei. Quest’ultimo è ora in pensione, ma, mi spiega, è stato per decenni il nome tutelare di un luogo, il cui solo nome è capace di mettere in moto i famosi ricordi della categoria speciale. Haus Wiesneck, questo è il nome del luogo, sede di seminari residenziali di storia e cultura per germanisti, nella Selva Nera a pochi chilometri da Friburgo in Brisgovia. I due, Trish e Gerald, si sposano. Lui va in pensione, lei si prepara accuratamente all’esame di abilitazione in Germania, per poter insegnare inglese, francese e tedesco. Supera l'esame, ma in Turingia, Land nel quale sono andati a vivere, poiché Gerald è originario da Weimar, le dicono che può insegnare solo in scuole private. A pochi chilometri da Weimar, fuori città, dove si sono stabiliti, c'è la scuola (privata, sì) che corona i sogni di Trish: una sorta di liceo internazionale, con studenti che hanno lingue materne diverse, non solo tedeschi. Non dimentico il debito contratto con chi legge: parlavo di ricordi serbati gelosamente. Bene, il mio personale tuffo al cuore si verifica quando sento il nome di Gerald S. collegato a Haus Wiesneck. Questa, più che una madeleine, è una delle corpose pietanze della cucina della Turingia, è il ricordo di una delle mie prime uscite da Rabenmutter, madre snaturata, sempre ad majorem theodiscae linguae gloriam. Era il febbraio del 1991 e avevo vinto una borsa di studio per un soggiorno di cinque giorni presso l'istituzione Haus Wiesneck. La mia compagna dell’Internazionale in sedicesimo, ora nel suo diciannovesimo anno d’età, aveva all'epoca quattro mesi e mezzo. Splendore in piccole proporzioni, dopo i primi mesi un po’ faticosi, vita in simbiosi un po’ apprensiva per me. Solo, la notte la piccola compagna dell’Internazionale aveva deciso di non dormire mai per più di tre ore di seguito. Decido di anticipare lo svezzamento e il passaggio dall’allattamento misto alle pappe per potermi permettere cinque giorni di studio, con sensi di colpa enormi e Don Quijote senior che, come sempre, si sarebbe dedicato a tempo pieno a Don Quijote junior e, ora, anche alla piccola per potermi permettere di partire. Sono stati cinque giorni indimenticabili, durante i quali la piccola compagna dell’Internazionale ha dormito come una pacioccona (per poi riprendere la solita antifona dal mio ritorno fino ai diciotto mesi di età). Ho ancora gli appunti presi dai seminari di Gerald S., che disegnava nei dettagli, con dotta passione, la storia tedesca sullo sfondo della storia internazionale dalle conferenze del 1943 alla riunificazione nel 1990. Mutter Courage era una 'pupetta', allora. Ricordo di aver avuto l'intenzione, mai realizzata, di pubblicare un resoconto dettagliato di quella esperienza. Ora la vita mi concede un secondo incontro con Gerald S., sempre vispo, con gli occhietti sornioni del Cheshire Cat dietro le lenti spesse. Durante la cena al ristorante di Weimar che cucina solo specialità del luogo (squisite, ovviamente), incoraggiata da due boccali di ottima birra scura, insisto perché Gerald torni in Italia a tenere le sue memorabili lezioni di storia, ora più necessarie che mai nel generale sfaldarsi della memoria. Trovo in Trish un'alleata formidabile, che mi ripete: "Anna Maria, geben Sie nicht auf!" (ci diamo del lei: "A.M., non si arrenda, continui a insistere). Penso proprio che contatterò Trish anche per questo e sogno di poterle chiedere se tra i suoi avi ci sono nativi d’America: i suoi bellissimi capelli lunghi e lisci, il taglio e la luce degli occhi e gli zigomi mi suggeriscono di andare in quella direzione.
A Donatella, sapiente evocatrice, ma anche irresistibile ‘elicitatrice’ di storie, mia Geschichtenbeschwörerin, grazie!
Anna Maria Curci
11 agosto 2009