Chi avesse voglia di informarsi sulla strage della Mavi Marmara a 72 chilometri dalle coste di Gaza può scegliere di riflettere sulle parole di Moni Ovadia, qui, di leggere le dichiarazioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, qui, di ascoltare l’intervista a Ferdinando Laccarulo, marito di Angela Lano, giornalista che si trovava su una delle navi abbordate, qui , oppure di imbarcarsi sulla nave dei veleni sparati a suon di titoloni a effetto nonché di insinuanti commenti rigorosamente non documentati apparsi su “Il giornale” di oggi, 2 giugno 2010.
Non posso fare a meno di pensare a un testo del 1494, Narrenschiff (Nave dei folli) dell’erudito giurista, umanista e poeta satirico nativo di Strasburgo Sebastian Brant. Il libro fu immediatamente tradotto in latino ed ebbe un successo straordinario (anche in termini di edizioni pirata, ben tre nello stesso anno di pubblicazione). A chi legge la quartina di ottonari che riporto nell’originale nel tedesco di fine Quattrocento e nella mia libera traduzione in endecasillabi lascio la scelta di decidere chi siano i folli in questa tragedia.
Eyn narr ist wer gesprechen dar
Das er reyn sig von sünden gar
Doch yedem narren das gebrist
Das er nit syn will das er ist.
Un folle è chi con ode vuota alquanto
d’esser mondo da colpe mena vanto
eppure a ciascun folle è dato in sorte
d’esser ciò che non vuol, fino alla morte.
Sebastian Brant, Narrenschiff
(traduzione di Anna Maria Curci)