Leggo il Taccuino nero di Nadia Agustoni e proseguo un ideale viaggio, aspro, acuto e profondo insieme. Un mio modo di leggere è quello di pensare in un altro idioma immagini e sensazioni. Percezioni e riflessioni, composte nel Taccuino in un amalgama straordinario di nervi e terra, di pesi e storie, di speranza e presagi colti e accolti con il piglio equanime di chi accetta di immergersi nel magma e ne sa e ne vuole emergere, sono per me invito e pungolo a percorrere la strada della versione in altra lingua. Questo è successo per senza male, dalla prima delle sezioni che compongono la raccolta, Fabbrica.
senza male
Logora è l’arteria maggiore, l’aorta-tubo
che perde un po’ di sé un po’ di me e si scuce
senza male e premonizione qui e là,
che sempre più sforzo il forzarsi
ai mattini alle sere all’indurire nel polso
di tenaglie e non c’è malinconia di foglie vecchie,
ma il nervoso dei campanelli, lo sfregarsi del freddo
nel maglione e la lingua banale dei saluti.
Ohne Böses
Abegenutzt ist die Hauptschlagader, die Rohr-Aorta,
die etwas von sich etwas von mir verliert und aufgeht
ohne Böses ohne Vorwarnung hier und da,
so dass das Sich-Zwingen noch anstrenger scheint
in der Frühe an den Abenden beim Abhärten von Zangen
im Handgelenk und es gibt keine Wehmut alter Blätter,
sondern das Hektische der Klingeln, das Sich-Reiben der Kälte
in der Strickjacke und die banale Sprache der Grüße.
Nadia Agustoni, senza male (da Taccuino nero, Le Voci della Luna. Poesia, Sasso Marconi 2009, 41)
Versione in tedesco di Anna Maria Curci
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