Nella quarta raccolta poetica di Marco Scalabrino, La casa viola, i versi si fanno particolarmente densi, ‘essenziali’. Ancor più sorprendente è in compenso la forza evocativa delle parole, il bagliore accecante ovvero il silenzioso insinuarsi nella coscienza delle immagini. Nella consueta e gradita veste plurilingue – sono resi in più lingue i versi nell’originale siciliano, che tocca le corde più disparate quanto a collocazione geografica nell’isola di parlate, calate e termini - spicca l’assenza del tedesco. Provo a colmarla partendo proprio dalla poesia che dà il titolo alla raccolta.
La casa viola
Staiu
na casa
cu li naschi viola.
Stulani
a conza
di collamitina.
E lampi
e trona
pi viviruni.
Marco Scalabrino, La casa viola, Edizioni del Calatino, Castel di Judica, 2010, p. 29
La casa viola
Abito
una casa
con le narici viola.
Inquilini
a prova
di colla d’amido.
E lampi
e tuoni
in terrazza.
(Trad. Maria Pia Virgilio)
Das veilchenblaue Haus
Ich bewohne
ein Haus
mit veilchenblauen Nasenlöchern
Kleister_
feste
Hausbewohner.
Und Blitze
und Donner
auf der Terrasse.
(Trad. Anna Maria Curci)