L'incontro con Morena Fanti, che si è svolto l'8 aprile scorso nella Biblioteca di San Marco Evangelista in Agro Laurentino, ha lasciato in tutti coloro che hanno partecipato una traccia profonda. Pubblico qui la mia breve introduzione a Morena Fanti pronunciata in quella occasione, con un grazie di cuore a tutti i partecipanti, un grazie speciale a coloro che mi hanno aiutato nell'organizzazione, con la mia, la nostra gratitudine a Morena.
In questa breve introduzione a Morena Fanti mi preme delineare le tappe di avvicinamento
- alla scrittura
- alla persona
- alla storia
Ho conosciuto Morena Fanti nell’estate 2009, in occasione della seconda edizione di “Racconti a quattro mani”, iniziativa promossa dallo scrittore Remo Bassini. Nella prima fase, allorché i racconti venivano pubblicati senza l’indicazione del nome dei due autori e noti erano soltanto gli autori dei commenti, di Morena Fanti mi hanno colpito immediatamente rigore argomentativo, lucidità critica e misura espressiva. Nella seconda fase, quando gli autori erano ormai noti, Morena si è preoccupata di dar conto sul suo blog del procedimento di scrittura, procedimento complesso e meditato. L’attenzione e la cura, anche dei dettagli apparentemente insignificanti, sono state allora le qualità emerse con sicura evidenza. L’attenzione – l’attenzione nel senso più alto del termine, quella di cui parlava Cristina Campo nei suoi scritti sulla letteratura ora raccolti ne Gli imperdonabili – nella lettura e nella scrittura si manifestava allora come indissolubilmente legata alla persona. Questa persona ho avuto la fortuna di conoscere in un carteggio – pubblico e privato, attraverso commenti sul blog e scambio di mail private – che è iniziato allora e non si è interrotto. L’impressione si è andata fortificando: lo sguardo, l’ascolto sono straordinari in Morena. Un tratto caratteristico della sua scrittura, meditata e ‘riflessa’, è quel progressivo avvicinarsi alla precisione della verità che definisco, modificando di poco il titolo di un famoso saggio di Kleist, 'progressiva elaborazione dei pensieri nella scrittura'. Continuavo tuttavia a rimandare la terza tappa di avvicinamento, quella alla storia narrata in Orfana di mia figlia. Mi sono accostata, come ho raccontato poi a Morena stessa, con “timore e tremore” a questo libro che rende conto del dolore indicibile. Le ragioni di timore e tremore sono ragioni umane, universali e individuali. Ho aspettato la ‘Wende’, la svolta annuale, il passaggio dall’anno 2009 all’anno 2010, per leggere Orfana di mia figlia. Ho ancora ben presente il mio percorso di lettura, è diventato una tappa importante nella mia biografia. Dalla lettura di questo libro che è anche un grande gesto di amore è sorta spontanea l’intenzione di farlo conoscere ad altri. Ho allora chiesto a Morena Fanti il parere circa l'organizzazione di un incontro con l'autore qui. Ho esitato prima di formularle la proposta, le stavo chiedendo di affrontare un viaggio non proprio per una presentazione in pompa magna in una libreria del centro della capitale. Con la semplicità e la serietà che sono la sua cifra, Morena mi ha risposto subito: sì.