Non è la prima volta, in questi mesi, che la semplice osservazione della realtà così come il resoconto di esperienze altrui mi riporta alla mente, sempre in maniera netta, come un richiamo inequivocabile, discorsi letti o ascoltati da lungo tempo e che non hanno mai smesso di agire sulla coscienza.
Questo fruttuoso dèjà vu dèjà vécu si è ripresentato, stavolta, con la voce di Ingeborg Bachmann, nel discorso da lei pronunciato il 17 marzo 1959, quando le fu conferito il Premio dei Ciechi di guerra per il miglior radiodramma (si trattava della sua opera Il buon Dio di Manhattan).
Il titolo con il quale il discorso è entrato nella storia della letteratura è tratto da un passaggio centrale del discorso stesso: “Die Wahrheit ist dem Menschen zumutbar”, vale a dire “La verità si può pretendere”, è una e inequivocabile e, soprattutto, non è una pretesa sfacciata per il genere umano, come recita una certa vulgata demagogica attualmente in voga. Altrimenti non è verità.
Dal discorso ho tratto e tradotto due passaggi che ritengo particolarmente significativi.
La verità si può pretendere
Ingeborg Bachmann
[…] Così il compito dello scrittore non può consistere nel negare il dolore, nel cancellarne le tracce, illudersi che non ci sia. Al contrario, egli deve provarlo e, ancora una volta, farlo provare, affinché tutti possiamo vedere. Perché noi tutti vogliamo diventare vedenti. E solo quel dolore segreto ci rende sensibili all’esperienza e in particolare a quella della verità. Noi diciamo, in maniera molto semplice e corretta, quando giungiamo a questo stato, lucido, doloroso, in cui il dolore si fa fecondo: “Mi si sono aperti gli occhi.” Non lo diciamo perché abbiamo davvero percepito esteriormente una cosa o un evento, ma perché afferriamo ciò che non possiamo vedere. E questo è ciò che l'arte dovrebbe ottenere: che, in tal senso, ci si aprano gli occhi. […]
[…] Come lo scrittore cerca di incoraggiare gli altri alla verità, per il tramite della sua rappresentazione, così gli altri incoraggiano lui, quando, nel lodarlo e nel biasimarlo, gli danno a intendere di pretendere da lui la verità e di voler giungere allo stato in cui si aprono loro gli occhi. La verità, infatti, si può pretendere. Chi, se non coloro tra voi che sono stati colpiti da una dura sorte, potrebbe testimoniare in maniera più efficace che la nostra forza va oltre la nostra sventura, che chi è stato derubato di molto, è capace di sollevarsi, che si è in grado di vivere disillusi, vale a dire senza cadere vittima di inganni. Penso che all’essere umano sia concessa una sorta di orgoglio, l’orgoglio di chi nell’oscurità del mondo non si arrende e non smette di cercare la cosa giusta. […]
Die Wahrheit ist dem Menschen zumutbar
Ingeborg Bachmann
So kann es auch nicht die Aufgabe des Schriftstellers sein, den Schmerz zu leugnen, seine Spuren zu verwischen, über ihn hinwegzutäuschen. Er muß ihn - im Gegenteil - wahrhaben und noch einmal, damit wir sehen können, wahrmachen. Denn wir wollen alle sehend werden. Und jener geheime Schmerz macht uns erst für die Erfahrung empfindlich und insbesondere für die der Wahrheit. Wir sagen sehr einfach und richtig, wenn wir in diesen Zustand kommen, den hellen, wehen, in dem der Schmerz fruchtbar wird: „Mir sind die Augen aufgegangen“. Wir sagen das nicht, weil wir eine Sache oder einen Vorfall äußerlich wahrgenommen haben, sondern weil wir begreifen, was wir doch nicht sehen können. Und das sollte die Kunst zuwegebringen: daß uns in diesem Sinn die Augen aufgehen
Wie der Schriftsteller die anderen zur Wahrheit zu ermutigen versucht durch Darstellung, so ermutigen ihn die anderen, wenn sie ihm, in Lob und Tadel, zu verstehen geben, daß sie die Wahrheit von ihm fordern und in den Stand kommen wollen, wo ihnen die Augen aufgehen. Die Wahrheit nämlich ist den Menschen zumutbar. Wer, wenn nicht diejenigen unter Ihnen, die ein schweres Los getroffen hat, könnte besser bezeugen, daß unsere Kraft weiter reicht als unser Unglück, daß man, um vieles beraubt, sich zu erheben weiß, daß man enttäuscht, und das heißt: ohne Täuschung zu leben vermag. Ich glaube, dass dem Menschen eine Art des Stolzes erlaubt ist - der Stolz dessen, der in der Dunkelheit der Welt nicht aufgibt und nicht aufhört, nach dem Rechten zu sehen.
Ingeborg Bachmann, Die Wahrheit ist dem Menschen zumutbar. Rede anlässlich der Verleihung des Hörspielpreises der Kriegsblinden 1959
Il secondo dei passaggi proposti può essere ascoltato, dalla voce di Ingeborg Bachmann, qui, dal minuto 6.58 al minuto 7.55
Anna Maria Curci
17 marzo 2010