Ho appena finitodi leggere Era mio padre di Franz Krauspenhaar. Una vera e propria FK-Experience. Trovo profondi e perturbanti legami, ben oltre l'anno di nascita, ben oltre persino la prima automobile posseduta e la dipendenza da nicotina del padre. Penso piuttosto a quelle strampalate lacrime sulle madeleines salate da buffet da stazione ferroviaria e autogrill, alla compiacenza per l'uso smodato della parola e della sintassi. Ma è ben oltre il barocco creaturale che si intrecciano trama e ordito dei fili. Sin dalle prime pagine, l'amore per la visione sta a testimoniare una cocciuta tendenza generazionale. Ecco che, sin dalle prime pagine del libro, i versi di Ingeborg Bachmann si fanno strada con iniziale timidezza e progressiva baldanza. Bella prova per un coetaneo, le cui simpatie calcistiche hanno avuto sorti altalenanti, con momenti di tifo distanti dai miei. Con la mia gratitudine per Franz, ecco la mia traduzione di Nebelland, Paese di Nebbia, citato nelle prime pagine del romanzo:
Paese di nebbia
D’inverno la mia amata
è tra gli animali del bosco.
Ch’io debba tornare prima che si faccia giorno
sa la volpe e ride.
Come tremano le nuvole! E sul
bavero di neve uno strato
mi cade di ghiaccio incrinato.
D’inverno la mia amata
è un albero tra gli alberi e invita
le cornacchie tapine
tra i suoi bei rami. Sa
che il vento all’alba
solleva il suo abito da sera
rigido, ricoperto di brina
e mi ricaccia a casa.
D’inverno la mia amata
è tra i pesci ed è muta.
Succube delle acque, mosse
da dentro dalla carezza delle sue pinne,
sto in piedi sulla riva, e vedo
com’ella si tuffa e vira,
finché lastre di ghiaccio non mi scacciano.
E di nuovo bersaglio del grido di caccia
dell’uccello che su di me spiega
rigide le ali, mi abbatto
in aperta radura: lei spenna
i polli e mi getta una bianca
clavicola. La metto intorno al collo
e vado via in mezzo al vortice amaro delle piume.
Infedele è la mia amata,
lo so, talvolta si reca in città
sospesa su tacchi alti,
nei bar, con la cannuccia,
ai bicchieri dà un bacio profondo,
e ha parole per tutti,
ma questa lingua io non comprendo.
Di nebbia un paese ho veduto
Di nebbia un cuore ho mangiato.
Ingeborg Bachmann
(traduzione di Anna Maria Curci)
Ed ecco l'originale:
Nebelland
Im Winter ist meine Geliebte
unter den Tieren des Waldes.
Daß ich vor Morgen zurückmuß,
weiß die Füchsin und lacht.
Wie die Wolken erzittern! Und mir
auf den Schneekragen fällt
eine Lage von brüchigem Eis.
Im Winter ist meine Geliebte
ein Baum unter Bäumen und lädt
die glückverlassenen Krähen
ein in ihr schönes Geäst. Sie weiß,
daß der Wind, wenn es dämmert,
ihr starres, mit Reif besetztes
Abendkleid hebt und mich heimjagt.
Im Winter ist meine Geliebte
unter den Fischen und stumm.
Hörig den Wassern, die der Strich
ihrer Flossen von innen bewegt,
steh ich am Ufer und seh,
bis mich Schollen vertreiben,
wie sie taucht und sich wendet.
Und wieder vom Jagdruf des Vogels
getroffen, der seine Schwingen
über mir steift, stürz ich
auf offenem Feld: sie entfiedert
die Hühner und wirft mir ein weißes
Schlüsselbein zu. Ich nehm's um den Hals
und geh fort durch den bitteren Flaum.
Treulos ist meine Geliebte,
ich weiß, sie schwebt manchmal
auf hohen Schuh'n nach der Stadt,
sie küßt in den Bars mit dem Strohhalm
die Gläser tief auf den Mund,
und es kommen ihr Worte für alle.
Doch diese Sprache verstehe ich nicht.
Nebelland hab ich gesehen,
Nebelherz hab ich gegessen.
Ingeborg Bachmann